IL VECCHIO VIZIO DELLA SINISTRA

Leonardo Domenici parte dalla sua Firenze travolta dallo scandalo e va a incatenarsi sotto Repubblica. Chi l’avrebbe detto? Un leader della sinistra contro il giornale di riferimento della sinistra; e per strada, con lucchetti e striscioni, manco fosse la rivolta dei vuccumprà. La Tangentopoli del Pd è appena esplosa e già ci riserva scene indimenticabili. Poi dicono che la satira dei compagni non tira più in Tv. Per forza: fanno più ridere quando sono seri.

Il colpo di genio di Leonardo (quando si dice il destino nel nome) ci insegna innanzitutto una cosa: i giornali si possono criticare. Meno male. L’altro giorno tutti si sono indignati per una battuta (infelice) del Presidente del Consiglio. Ora qui c’è il presidente dell’Anci, cioè il rappresentante degli 8mila comuni italiani, che va addirittura ad incatenarsi sotto un giornale. Ebbene: tutti esprimono solidarietà a lui, nessuno a Ezio Mauro. Ma vi pare? Ci ribelliamo: Stampa e Corriere devono essere liberi di scrivere e far vignette, Repubblica pure.

La seconda cosa da mettere agli atti è che, con oggi, anche l’ultimo illuso avrà capito che la superiorità morale della sinistra è una balla spaziale. Avete presente? Da Berlinguer ad Occhetto, fino al Veltroni del Circo Massimo («Siamo l'Italia migliore...») ci hanno frantumato i panettoni con la pretesa diversità. Diversi da che? Stanno affogando in mezzo a tanto fango che ci si potrebbero far le cure termali. Magari riuscirebbero a fare pulizia. Della pelle, se non altro.

Epperò c’è una terza cosa che non deve sfuggire in questa nuova Tangentopoli. Ed è l’antico vizio di usarela giustizia per regolare questioni politiche. Che le giunte del Pd abbiano commesso malefatte appare ormai evidente: su questo bisogna andare a fondo ed essere impietosi. Ma che qualcuno, nel partito, voglia usare queste malefatte per risolvere partite che non riesce a vincere sul piano della politica, è grave. Perché ripete antichi schemi. Perché dimostra che da certi mali non si guarisce.

Per mesi siamo andati avanti a chiederci per quale motivo Veltroni avesse siglato l’alleanza (mortale) con Di Pietro e i giustizialisti. Ci avete fatto caso? Non l’ha mai mollato. Ad esso ha sacrificato tutto: il dialogo, il buon senso, la faccia. Perché? Difficile saperlo.

Ma se, come molti nel Pd stanno dicendo, Walter avesse davvero scelto la via giustizialista per liquidare definitivamente l’eterno nemico D’Alema, ebbene, dovremmo cambiare rapidamente giudizio su di lui: non è solo maldestro e incapace. È pure assai pericoloso.

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