Veleni e vendette dei prodiani della Margherita

Arturo Diaconale

Sbaglia chi crede che le polemiche tra gli amici di Francesco Rutelli e i sostenitori di Romano Prodi siano finite a tarallucci e vino. Sbaglia perché non tiene conto di due fattori precisi. Il primo è il carattere del «professore». Il secondo è il dato oggettivo rappresentato dalla attuale legge elettorale che fissa il quorum del quattro per cento per le liste che concorrono alla quota proporzionale.
Il carattere di Prodi è noto. Sotto l’aspetto da reverendo emiliano batte un cuore rancoroso e vendicativo. Si può dunque stare certi che l’ex Presidente della Commissione Ue non ha affatto perdonato all’ex sindaco di Roma il rifiuto di piegare la testa e di accettare una lista unitaria che avrebbe significato la fine dell’autonomia della Margherita.
Non a caso i più stretti collaboratori di Prodi, Arturo Parisi in testa, non hanno affatto nascosto il proprio disappunto per il patto di riconciliazione sottoscritto dai dirigenti del centrosinistra. E hanno fatto capire in maniera fin troppo esplicita che l’ipotesi di una lista prodiana antagonista a quella capeggiata da Rutelli, cioè della rottura della Margherita, non è affatto tramontata.
Questo significa che il Professore intende farla pagare a Rutelli. E che i suoi amici hanno già individuato il modo. Come?
La risposta è tutta nel quorum del quattro per cento che il «Mattarellum» prevede per il 25 per cento di proporzionale della legge. Se ci fosse stata la lista unica indicata da Prodi, la Margherita avrebbe perso la propria identità ma i partiti minori, quelli che sulla carta non sono in grado di raggiungere la quota del quattro per cento nel proporzionale, non avrebbero avuto problemi di sorta.
Sarebbero stati inseriti nel calderone unico del centrosinistra secondo il classico criterio della lottizzazione partitica. Ed in questo modo avrebbero ottenuto un dignitoso spazio nel Parlamento della prossima legislatura.
Senza lista unitaria, invece, la loro sorte diventa drammatica. Nel centrosinistra solo i Ds, la Margherita e Rifondazione comunista possono permettersi di presentare la propria lista autonoma nella quota proporzionale.
Tutti gli altri, cioè lo Sdi, i Verdi, i Comunisti italiani, l’Italia dei Valori e l’Udeur, sanno che quasi sicuramente non supereranno il quorum del quattro per cento e rimarranno a bocca asciutta nella quota proporzionale.
Ma che succederebbe se i prodiani della Margherita, magari in maniera formalmente sganciata da Prodi, uscissero dal partito e dessero vita ad una lista ulivista caratterizzata dalla presenza di tutte quelle forze che da sole non riescono a raggiungere il quattro per cento?
La risposta è semplice.

Una lista del genere supererebbe il quorum, toglierebbe voti ai rutelliani ed agli stessi Ds, accontenterebbe i partiti minori e garantirebbe Prodi molto più di una qualsiasi carta scritta.
Ecco, dunque, la vendetta che frulla per la testa del Professore. Altro che tarallucci e vino: veleno e pugnali!

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