Veltroni batte un colpo: «Voto agli immigrati»

Walter sogna una riforma costituzionale «ad hoc»

da Roma

Walter Veltroni batte un colpo. Ovvero: torna all’iniziativa dopo la lunga pausa estiva, in cui si era limitato a sparute dichiarazioni di rimessa. Lo fa con una lettera aperta a Gianfranco Fini, destinatario di una richiesta di impegno sul voto agli immigrati. In quanto presidente della Camera, ovviamente, ma anche (implicitamente) come principale leader del centrodestra che in passato si era pronunciato pubblicamente a sostegno di questa causa. Scrive Veltroni, che la concessione dei diritti elettorali «sarebbe un buon antidoto contro la xenofobia». La proposta, come era prevedibile, suscita un fuoco di sbarramento della Lega, e reazioni divise nel centrodestra.
Dal punto di vista «tecnico», la lettera del leader del Partito democratico sollecita un’accelerazione dell’esame della proposta di legge per l’attribuzione del voto nelle consultazioni amministrative ai cittadini «non italiani» che vivono e lavorano stabilmente in Italia. Il testo-base per un confronto parlamentare, che dovrebbe includere anche il diritto di candidarsi alle elezioni, potrebbe essere, secondo Veltroni, la proposta di modifica delle norme costituzionali. Ma di un percorso simile, i principali leader del Pdl (i capogruppo alla Camera e al Senato Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri) e della Lega Nord non ne vogliono sentir parlare. Il presidente dei deputati del Carroccio, Roberto Cota, ricorda: «Il diritto di voto può essere collegato solo e soltanto alla concessione della cittadinanza italiana». Sorprendentemente freddo, anzi gelido, è il commento a botta calda del leader dell’Idv Antonio Di Pietro, che invita Veltroni a non fare annunci intempestivi e infondati su proposte che sono ancora allo stato embrionale. Favorevole, ovviamente, Rifondazione. Nella sua lettera, dichiarando di voler favorire «un confronto concreto, aperto e approfondito», Veltroni ricorda che in tema di immigrazione «non è più tempo di discussioni astratte, di pregiudizi dettati da ideologie o da semplificazioni prodotte da un’attenzione, anche mediatica, che invece di rappresentare la realtà la distorce e la esaspera».
«Il diritto di voto agli immigrati nelle elezioni amministrative e quello ad essere eletti nelle istituzioni locali – ribadisce il segretario del Pd nella lettera trasmessa a Fini – sono un deterrente per scongiurare il pericolo della xenofobia e per garantire concretamente l’inclusione sociale e la sicurezza. Al rigore con cui contrastare l’immigrazione clandestina e perseguire chi compie reati che privano i cittadini del loro fondamentale diritto alla sicurezza e alla serenità, si deve accompagnare, sempre – sottolinea Veltroni – la ricerca e la promozione dell’integrazione».
La prima critica arriva da Forza Italia: «Veltroni – osserva Cicchitto – rilancia un vecchio disegno da sempre coltivato dalla sinistra come ultima conseguenza della sua politica delle frontiere a maglie larghe, quello di cercare di modificare il corpo elettorale del Paese in suo favore, dando il voto agli immigrati, anche dopo un tempo breve di permanenza e senza cittadinanza. Ciò risponde ad una logica strumentale dell’immigrazione che noi respingiamo perché l’interesse primario della società deve essere quello di una reale integrazione dei lavoratori stranieri». E Gasparri: «È ovvio che non ci sono in Parlamento numeri e condizioni per un cambiamento della Costituzione, al quale sono peraltro sempre stato contrario ogni qual volta il tema è stato affrontato. Votano i cittadini italiani sia alle politiche che alle amministrative. La Costituzione – ricorda infine Gasparri – è chiara e non va modificata».

E ancora Cota: «Sarebbe molto pericoloso su un tema così delicato aprire dei varchi perché si sa da dove si parte ma non dove si arriva».
Più possibilista Gianfranco Rotondi: «Una politica responsabile, che non fa polemiche speciose, può trovare dei punti di confronto seri e non strumentali su temi delicati come questo».

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