Venezia, il capo dei pm ordina: "Celle piene, fate pochi arresti"

Il procuratore Borraccetti invia una circolare ai suoi pm e alle forze dell’ordine: "Evitate di portare in carcere chi è sorpreso a compiere un reato". Truffatori, ladri, clandestini: potrebbe esserci il rischio del "liberi tutti". Il giudice: "Chiedo solo quello che già prevede il codice di prodedura penale"

Venezia Le carceri sono sovraffollate, su questo non c’è il minimo dubbio. E questo Vittorio Borraccetti, procuratore capo della Repubblica a Venezia, lo sa benissimo. A Santa Maria Maggiore, per dire, al momento ci sono 340 detenuti, più del doppio di quanti ce ne dovrebbero essere secondo il regolamento. E, spinto anche da questa esigenza, come dire, abitativa, lo stesso Borraccetti ha diramato ai pm e alle forze dell’ordine una circolare in cui si invita a evitare di portare in carcere i delinquenti pizzicati in flagranza di reato.
Detta così, la soluzione non pare proprio una soluzione. Se lo scopo è quello di non riempire le carceri, evitare di infilarci i delinquenti potrebbe servire a ottenere il risultato sperato. Ma visto che lo scopo dovrebbe anche essere quello di togliere dalla strada quei furfanti che rovinano la vita alle altre persone, lasciarli a piede libero non sembra una buona idea.
In punta di diritto, la richiesta di Borraccetti non fa una grinza. Lui dice: quando beccate in flagranza chi ha commesso un reato, processatelo subito ed evitate che passi per il carcere. Se poi il giudice deputato a tenere il processo è troppo impegnato e il passaggio in aula slitta di 24 ore, anziché portarlo in carcere, tenetelo in caserma, in guardina, o comunque nei locali a disposizione delle forze dell’ordine per i casi di emergenza.
«Non ho fatto altro che ricordare quello che dice l’articolo 558 del codice di procedura penale - spiegato il capo dei pm al quotidiano «la Nuova Venezia» -. Da un lato prescrive il processo per direttissima per le persone arrestate in flagranza di reato, dall’altro afferma che non devono passare per il carcere».
In un’Italia perfetta, questa potrebbe anche essere la panacea di tutti mali carcerari. Ma se la direttissima di un processo diventa differita alle calende greche? E se la caserma, o la questura non hanno locali idonei a ospitare i personaggi catturati dalle forze dell’ordine? Sulla base di questa circolare, il carcere non è previsto quale soluzione e il pm potrebbe valutare l’eventuale remissione in libertà dell’imputato. Sempre che non sussistano particolari esigenze investigative o cautelari.
Parlare di incentivo a delinquere è sicuramente un’esagerazione e non è certo la finalità della circolare di Borraccetti, finita anche sul tavolo del prefetto di Venezia. Ma di sicuro i protagonisti della cosiddetta microcriminalità (che poi è micro solo per gli addetti ai lavori, non certo per i cittadini che ne sono colpiti) non si stracceranno le vesti nel sapere che per loro diventa molto difficile che si aprano le porte del carcere.
«Non c’è più posto», ha ricordato Borraccetti nell’intervista. E a sostegno della sua tesi ha citato un recente e grave caso di cronaca, relativo all’omicidio di un cingalese da parte di un suo connazionale. Beccato subito dalle forze dell’ordine, per l’assassino non c’era una branda libera a Santa Maria Maggiore e così è stato disposto il suo trasferimento al carcere di San Pio X a Vicenza.
Il problema dell’affollamento è legato, come sanno bene i magistrati e, soprattutto, la polizia penitenziaria, all’eccessivo turnover degli ospiti. I delinquenti vanno e vengono e il carcere è diventato una sorta di albergo. La marea di arresti per furto o per reati connessi alla legge Bossi-Fini hanno finito col riempire le celle. Magari per pochi giorni, salvo poi rientrarvi una volta che i carabinieri pizzicavano di nuovo gli autori recidivi del reato.
Ecco perché la circolare di Borraccetti è stata accolta quasi con la ola dalla polizia penitenziaria. Su Facebook, diventata ormai la lavagna su cui scrivere i propri pensieri, diversi agenti hanno postato commenti molto favorevoli all’iniziativa del magistrato in corsa per diventare procuratore capo a Milano. «Finalmente», ha scritto un agente a commento dell’iniziativa. Questione di punti di vista, ovviamente. Se in Italia la giustizia funzionasse bene, non ci sarebbero problemi: le disposizioni di Borraccetti diventerebbero fluide applicazioni di una normativa certa.

Sapendo come vanno in realtà le cose, il dubbio che il sovraffollamento delle carceri venga risolto lasciando fuori i delinquenti rimane. E non c’è notizia di cittadini che abbiano accolto la circolare del procuratore esclamando, come gli agenti della polizia penitenziaria, «finalmente».

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