di Fiamma Nirenstein
Se si parla di guerra, si riuniscono i generali, si contano le armi, si sbatacchiano gli scudi e si sventolano gli stendardi, può darsi che ci sia una guerra in vista. Lesame delle ultime mosse strategiche iraniane ci fornisce un messaggio che riassumiamo prima di analizzare gli eventi: di fronte allipotesi di sanzioni serie che finalmente si prefigurano dopo i rifiuti del regime degli ayatollah di cessare larricchimento delluranio, lIran sta valutando lopportunità di aprire un focolaio bellico che attiri tutta lattenzione internazionale, e assegna i ruoli. Lobiettivo è Israele, e il grilletto che dovrebbe aprire il fuoco sarebbero gli Hezbollah, ormai in possesso di 40mila missili in grado di colpire la zona industriale di Israele nel nord, Tel Aviv e il Negev.
Per creare una situazione di scontro, Ahmadinejad ha bisogno della fedeltà di tutti i suoi alleati. Per questo ha promosso giovedì 25 a Damasco e poi ieri a Teheran una serie di incontri molto significativi. Quello di Damasco, su invito del presidente Bashar Assad, ha impegnato Ahmadinejad in una serie di colloqui strategici: cera, rarissima presenza, il capo degli Hezbollah Hassan Nasrallah, che non si muove mai per paura di attentati, e cera Khaled Mashaal, il capo di Hamas che risiede in Siria, oltre a una serie di personaggi e organizzazioni che agiscono di concerto con lIran sul fronte dellIrak, del Libano, tutti uniti contro gli Usa e Israele. Dopo gli incontri di Damasco, secondo fonti, cè stato una sorta di replay a Teheran dove ieri si sarebbero incontrati alcuni fra gli stessi rappresentanti (per la jihad islamica il capo, Ramadan Abdullah Sellah, per il Fronte della Liberazione della Palestina Ahmad Jibril e Maher Al Taheri) e altri in incognito. Tutti si muovono con cautela, specialmente dopo lattacco del Dubai.
Dei contenuti di Damasco probabilmente i più scontenti, nel mondo, sono oggi sono gli Stati Uniti, che hanno appena nominato un ambasciatore a Damasco, John Ford, dopo che lambasciata era stata chiusa nel 2005, a causa delluccisione in Libano di Rafik Hariri, il primo ministro per il quale non è mai stato celebrato il processo, e il cui figlio, primo ministro Saad Hariri, è andato in visita da Assad. Gli Usa, come ha ripetuto Hillary Clinton, si aspettano un sostanziale distacco della Siria dallIran, la conclusione del loro aiuto ai terroristi che infestano lIrak, il ritiro dalla politica Libanese. Ma alla conferenza stampa congiunta di Ahmadinejad e Assad, gli Usa sono stati letteralmente sfottuti da Assad che ha chiesto come mai Clinton dice di essere per la stabilità del Medio Oriente se poi vuole dividere Siria e Libano: «Forse la traduzione era cattiva», ha ironizzato. Poi ha ribadito a chi gli chiede di separarsi dallIran: «Certo, altroché, infatti abbiamo in piedi oltre a tanti progetti comuni anche leliminazione del visto». Ha chiamato Ahmadinejad fratello, ne ha difeso il programma nucleare, ha detto che gli Usa operano uningerenza insopportabile nella politica mediorientale. Per Ahmadinejad, poi, gli Usa vogliono dominare la regione, e ha alzato il gioco che aveva già tenuto urlato nei giorni precedenti: Iran e Siria la stanno prevenendo ovunque, e Obama «dovrebbe far fagotto e andarsene». Poi, sono riprese le minacce a Israele: Assad ha avvertito che è unentità aggressiva, un bullo che attaccherà di certo ma la Siria «si sta preparando a reagire sia su larga scala che su una dimensione minore».
Chiaro? Ahmadinejad, semplicemente, ha annunciato che Israele è rovinato, e sta per essere annichilito e distrutto. Nei giorni precedenti anche Nasrallah aveva insistito sulla prossima distruzione di Israele, e il ministro degli Esteri siriano Moallem aveva annunciato una guerra diretta che «sarà definitiva sia che Israele colpisca il Libano o la Siria». Secondo il quotidiano del Qatar Al Watan «è ormai stata presa una decisione strategica per non lasciare che Israele sconfigga il movimento di resistenza». Quanto agli Hezbollah, secondo leditorialista Sami Moubayed apparso nelle Gulf News, in Iran molti pensano che potrebbero sopravvivere a unaltra guerra come quella del 2006 e infliggere il massimo danno alle città israeliane. Gli Hezbollah avrebbero la capacità, col sostegno siriano e iraniano, di fare un fronte di sbarramento che protegga lIran. Nasrallah se la prende particolarmente con gli Usa e dice che «mostrano un sostanziale declino nella loro capacità di intraprendere azioni e di imbarcarsi in avventure». Come dire: vinceremo noi.
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