Tutto da rifare. Il Tar del Lazio ha annullato il maxi-appalto del Comune di Roma per la manutenzione e la sorveglianza di ottocento chilometri di strade comunali. La gara, a procedura aperta con una base dasta di oltre 550 milioni di euro per laffidamento di una concessione di nove anni, è stata cancellata dai giudici amministrativi con un dispositivo di poche righe che entra nel merito del ricorso - senza limitarsi ad una sospensiva come solitamente accade - confermando lincompatibilità del concessionario già evidenziata da una delibera dellAutorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori del febbraio 2007. Un parere negativo che lassessore capitolino ai Lavori pubblici Giancarlo DAlessandro si affrettò a definire «non vincolante». «Chissà se ora DAlessandro, di fronte alla pronuncia della giustizia amministrativa che conferma in diritto, addirittura pronunciandosi nel merito, quanto già rilevato dallAuthority e dallopposizione in Campidoglio definirà anche la sentenza del Tar non vincolante», commentano Federico Guido e Luca Malcotti, consiglieri di An.
È stata limpresa Manital, la stessa che aveva presentato il ricorso allAutorità per la vigilanza sui contratti pubblici, a rivolgersi al Tribunale amministrativo assieme ad altre società e cooperative per contestare laggiudicazione provvisoria dellappalto allAti Romeo Gestioni spa/Vianini Lavori spa/Consorzio Strade Sicure. Alla base del ricorso lipotesi di un conflitto di interesse dellaggiudicatario, ora pienamente confermato dal Tar con il dispositivo n. 135 del 2007. Sotto accusa la carica di consigliere di amministrazione della società Risorse RpR che il presidente del Consorzio Strade Sicure rivestiva proprio quando questa società fu incaricata dal Comune di redigere il progetto della gara. Il Comune e lAti avevano replicato che alla data di conclusione dellincarico di supporto alla progettazione e a quella della pubblicazione del bando il soggetto in questione non rivestiva più alcun incarico presso il Consorzio Strade Sicure. Tesi respinta prima dallAuthority, ora anche dal Tar.
«Ci sembra - osservano Guidi e Malcotti - emergere chiaramente la responsabilità dellamministrazione comunale che in questa vicenda pecca, ad essere buoni, quanto meno di superficialità e pressappochismo. Al di là degli aspetti procedurali e formali evidentemente anomali appare evidente la responsabilità politica di chi doveva gestire tale vicenda in maniera evidentemente più opportuna e attenta. In pendenza di unattività ispettiva dellAutorità il Comune ha comunque proceduto ad unassegnazione definitiva, quando la logica e il buon senso avrebbe suggerito di aspettare.
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