Viaggio in Cina, tra le due facce del comunismo

Roberta Pasero

È il Paese della concorrenza impossibile. Quella che rischia di travolgere l'economia europea e americana spezzando gli equilibri industriali di tutto il mondo. Non solo t-shirt, scarpe e borsette con finte griffe, ma anche Ferrari, i-pod, mobili, persino ovetti kinder creati a immagine e somiglianza di quelli artigianali, cloni perfetti immessi sul mercato a costo (quasi) zero. È il Paese dei grandi contrasti: di qui la povertà della classe media, di là la ricchezza di chi ha fatto proprie le parole pronunciate agli inizi degli anni Novanta da Deng Xiaoping: «Non importa se il gatto è nero o bianco, purché acchiappi i topi. Arricchirsi è comunque onorevole», e in nome del capitalismo l'importazione delle automobili e degli oggetti di lusso continua a salire, soprattutto in una città del futuro come Shangai, crocevia della modernità degli anni Duemila. Prossima tappa: la Cina, ovvero il Regno di mezzo, così molti abitanti chiamano ancora la loro patria convinti di trovarsi al centro del mondo tra culture dai modi barbari. È la destinazione raccontata nella guida National Geographic che i nostri lettori troveranno in edicola da mercoledì 7 giugno a 7,90 euro oltre il costo de Il Giornale. Un viaggio che porterà a esplorare una civiltà enigmatica, dove i riti antichi si intersecano con scenari alla Blade runner e i simbolismi convivono con l'assoluta concretezza, la censura alla voglia imperante di libertà.
Con la guida compilata dai viaggiatori di National Geographic si va alla scoperta delle tante meraviglie cinesi, a cominciare da quelle custodite a Pechino, il luogo della città proibita e della storica piazza Tiananmen, del Tempio del cielo e della grande muraglia. Poi via, verso tante altre destinazioni, magari puntando a nord, il cuore storico del Paese o visitando l'esercito di terracotta, una delle testimonianze più grandiose del potere imperiale, oppure attraversando la regione dello Yangtze che dal Tibet porta a Shangai, la città metafora di tutto. Poi puntando verso il sud, tra l'animazione di Canton, le spiagge dell'isola di Hainan e l'eredità coloniale dell'isola di Gulangyu. Tappa d'obbligo sono, ovviamente, anche Hong Kong e Macao, i possedimenti coloniali inglese e portoghese da pochissimi anni tornate alla madrepatria.
Ma, come sempre, il National Geographic accompagna i lettori anche in cerca dell'anima del Paese attraverso curiosità e approfondimenti di vita quotidiana, informazioni turistiche e splendide fotografie, cartine e planimetrie esclusive, rudimenti delle tante religioni e persino notizie sportive dell'arte del Gong fu, meglio noto come Kung fu e dello Zui Quan, il pugilato ubriaco che prende nome dai movimenti morbidi degli sfidanti simili a quelli di chi ha bevuto troppo.

Chi ama la ceramica cinese troverà tra le quattrocento pagine della guida un excursus storico di queste opere d'arte in technicolor che su coppe e vasi portano antichi simbolismi, dal drago che raffigura l'imperatore alla fenice che rappresenta l'imperatrice, dalle pesche simbolo di lunga vita al pesce sinonimo di abbondanza e a mille altri segni di sofisticata eleganza. Quelli che fecero dire a Bertrand Russell: «Quando ero in Cina rimasi colpito dal fatto che i cinesi colti fossero più raffinati forse di qualsiasi altro essere umano che io avessi mai avuto la fortuna di incontrare».

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