Vince la festa in famiglia In cerca di tranquillità

Perché lo facciamo? Ogni anno l'affanno aumenta, il tempo diminuisce, manca proprio il regalo per la persona che amiamo di più e tra code alle casse e in auto, quella felicità che fiocchi, carole e lucine sembrano promettere non arriva mai. Cercare quella felicità è obbligatorio: soltanto così possiamo sperare di rivivere la nostra infanzia, rivedere Milano con occhi di bambino, quando persino il traffico sembrava poetico. Natale siamo noi da piccoli, i nostri ricordi più cari: l'albero in piazza Duomo, la messa di mezzanotte in Sant'Ambrogio, le vetrine della Rinascente. Per questo abbiamo chiesto ad alcuni milanesi noti di regalarci un ricordo delle feste passate: «Un Natale dal gusto dolceamaro» racconta Alfonso Signorini, direttore di Chi e Sorrisi e Canzoni. «All'alba mi svegliai per scoprire i regali e trovai mio padre che montava un'enorme pista per le automobiline, con ben due "ruote della morte". occupava tutta la sala. Ne fui delusissimo: io divoravo soltanto libri. Papà ci rimase molto male. Tra i riti natalizi di bambino, la vigilia con la nonna alla Cremeria di via Dante: lei in pelliccia si sedeva e ordinava un "mélange", la cioccolata con panna. E io mi sentivo un principe».
»Il Natale per me è quello di una volta, in famiglia» spiega lo scrittore Gianni Biondillo. «Si sono soltanto invertiti i ruoli. Da ragazzino nella casa di Quarto Oggiaro ammiravo gli adulti giocare a carte, per 48 ore filate. Poi ho preso posto anch'io al tavolo, perdendoci, perché i miei a carte non guardano in faccia a nessuno». Il Natale è famiglia anche per Dalia Gaberscik, titolare di una nota agenzia di pr, che ci consegna un ricordo buffo del «signor G.» in una vigilia anni Settanta: «Papà Giorgio aveva l'abitudine di comprare i regali più importanti il 24, non badando a spese perché era "l'ultima possibilità". Un anno prima di arrivare a casa per la cena della vigilia si fermò dall'amico musicista Paolo Tomelleri. E intanto i ladri gli rubavano dall'auto tutti i nostri regali. Arrivò a casa furibondo e a mani vuote».
Perché il Natale è dei bambini, conferma Roberto Vecchioni: «La loro sorpresa per luci, colori, regali e la sveglia alle sette del mattino. Il tutto moltiplicato per i miei quattro figli. Oggi, Natale è la vigilia: giocare, stare insieme, sentire l'amore. Il simbolo del Natale rimane la piazza: anche solo guardare la facciata del Duomo basta, per capire che qualcosa può ancora succedere».
«Quando in quarta elementare venni a sapere che una mia compagna era figlia di uno dei giardinieri che portavano l'albero in piazza Duomo» confessa lo scrittore e giornalista Tommaso Labranca, «credetti di essere in classe con un vip. Mia madre raffeddò il mio entusiasmo in un istante. Da quel Natale per me i vip non contano nulla». All'albero si aggiunse qualche anno fa, per merito di Philippe Daverio, allora assessore, la pista di pattinaggio: «Ora la fano tutti, ma a quei tempi era una novità assoluta. Oggi la sostituirei con dei tavoli da ping pong. E poi le luci del Natale a Milano hanno perso senso: indicano soltanto le vie dello shopping.

Invece la festa va celebrata in austerità: cena tranquilla in famiglia, in casa, passeggiata fino al Duomo, rigorosamente a piedi, e lì messa natalizia, assieme a varesotti, bergamaschi e qualche filippino». Ma il Natale 2008 come sarà? «Con la mamma!», risponde deciso Signorini.

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