Violentarono ventenne a Guidonia sedici anni al branco dei romeni

RomaHa guardato dritto in faccia i quattro romeni che lo hanno picchiato per poi violentare la sua fidanzata. Non ha mai abbassato lo sguardo il giovane di 24 anni, vittima insieme alla ragazza delle belve di Guidonia. E ha tirato un sospiro di sollievo solo quando il gup del Tribunale di Tivoli Elvira Tamburelli ha letto la sentenza, esemplare, nei confronti degli imputati.
Mirel Huma, Marcel Cristinel Coeda e i fratelli Lucian e Ciprian Trinca sono stati condannati a sedici anni di carcere perché riconosciuti colpevoli di aver stuprato a turno una giovane di 21 anni, dopo aver pestato e rinchiuso nel bagagliaio della sua auto il fidanzato. La coppia, la notte tra il 21 e il 22 gennaio, dello scorso anno si era appartata in macchina in una stradina di campagna alla periferia di Guidonia ma era stata sorpresa dal branco. Il giudice ieri ha accolto le richieste del pm Filippo Guerra nei confronti dei romeni, accusati di violenza sessuale, sequestro di persona, lesioni e rapina.
Nella vicenda sono coinvolti, con l’accusa di favoreggiamento, altri due connazionali del branco: Mugurel Goia e Anton Barbu. Il primo ha chiesto di essere giudicato con il rito ordinario e l’udienza è stata fissata per il 22 giugno prossimo.
Analoga iniziativa sarà presa anche dal secondo, la cui posizione è stata ieri stralciata dalle altre per un difetto di notifica. Goia e Barbu sono accusati di aver coperto i connazionali, fornendo loro alloggio e protezione subito dopo la violenza, quando scattò la caccia all’uomo, durata cinque giorni. La banda, infatti, è stata individuata il 27 gennaio dai carabinieri, mentre probabilmente si apprestava a lasciare l’Italia.
Alla lettura della sentenza da parte del gup era presente solo il ventiquattrennne mentre la ragazza non ha mai presenziato al dibattimento, che si è svolto a porte chiuse. Il giovane ha ascoltato in silenzio le parole del magistrato, confidando al termine ai suoi legali, gli avvocati Ludovica Ludovici e Antonio Todero, di sentirsi soddisfatto della sentenza. «Ora lo abbiamo mandato a casa dalla sua fidanzata - spiega l’avvocato Ludovici - a raccontare l’esito del processo. È stato dignitosissimo: ha guardato in faccia quelle quattro belve senza tensione, né rabbia. È stata una sentenza esemplare: temevamo finisse come il processo per lo stupro della Caffarella e invece la condanna è stata giusta e oggi si può dire che giustizia è fatta. Naturalmente nessuno restituirà a quei due ragazzi la spensieratezza di prima, nessuno potrà cancellare l’orrore subito».
Il gup Tamburelli ha inoltre fissato una provvisionale di trentamila euro per la ragazza e ventimila euro per il fidanzato. I quattro romeni condannati, poi, dovranno risarcire in sede civile anche il comune di Guidonia Montecelio, che si è costituito parte civile nel processo con l’avvocato Pietro Nicotera.
«Esprimo apprezzamento per la decisione dei giudici - ha commentato il sindaco di Roma Gianni Alemanno -. Si tratta di un segnale importante di fermezza e certezza della pena che è un elemento indispensabile per sconfiggere la piaga delle aggressioni e in particolare delle violenze sessuali.

Solo attraverso il capillare controllo del territorio, che stiamo portando avanti in collaborazione con le forze dell’ordine - ha concluso il primo cittadino - e la congruità delle decisioni prese dall’autorità giudiziaria è possibile rispondere efficacemente alla domanda di sicurezza che viene dai cittadini».

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