Visco-Robespierre e il Terrore fiscale

Il professor Vincenzo Visco è criticabile, prima di tutto, sul piano scientifico. La Scienza delle finanze cerca i mezzi e le politiche per far funzionare realisticamente un contratto fiscale nazionale. Nelle misure adottate e progettate da Visco sia di aumento delle tasse sia di polizia non c’è nulla di realistico. Distorceranno l’economia deprimendo il Pil ed incentiveranno nuovamente l’evasione ed elusione di massa. La critica tecnica a Visco è di adottare una ideologia delle finanze e non una scienza. Quella morale è di tentare di realizzare misure irrealistiche aumentando il grado di violenza, fino ai limiti della violazione dello Stato di diritto. Ciò lo rende figura simile ad un Robespierre portatore di un Terrore fiscale che oltre a danneggiare l’economia potrà destabilizzare la società. Sono critiche pesantissime che qui argomenterò.
Prima quella tecnica. La Teoria del controllo (Ashby, 1956) mostra con chiarezza che la varietà delle procedure di controllo deve essere pari a quella delle possibili violazioni. Visco sa benissimo che il ceto medio produttivo tartassato sarà più incentivato ad evadere le tasse. Per questo ha pensato di aumentare la varietà dei controlli e la loro vastità. Ci potrà riuscire? Le transazioni bancarie saranno tutte rese tracciabili. Per rinforzare tale misura ha vietato i pagamenti in denaro liquido in modo che possano essere registrati in forma di assegni, carte di credito/debito, ecc. Ha attivato un sistema tecnologico dove tutti questi dati saranno riportati su schede personali. In sintesi, ritiene che la capacità di schedatura totale, preventiva e continua sia uno strumento adeguato per far pagare tutte le tasse, aumentarle, e dissuadere l’evasione. Errore clamoroso. Qualsiasi ricercatore, con un semplice calcolo, può mostrare che la varietà delle elusioni possibili resta molto maggiore di quella dei controlli. Non solo in teoria, ma osservando cosa sta succedendo nella realtà: molto capitale sta migrando all’estero, i titoli tassabili dallo Stato vengono convertiti e santuarizzati, c’è un mercato crescente delle transazioni con liquidità in nero, ecc. Quindi la misura certamente fallirà, riducendo il potenziale di gettito per lo Stato. Ma ridurrà anche la crescita del Pil mantenendolo sotto il suo potenziale teorico. Non solo per l’aumento del nero, ma per il maggiore vantaggio dei soggetti economici ad evitare di apparire sulle schede della polizia fiscale come ricchi e per paura. Meno investimenti, meno acquisti in Italia, ecc. In sintesi, il controllo non funzionerà ed avrà effetti distorcenti.
La critica politica e morale è quella di ripristinare una visione classista/conflittuale contro quella interclassista/integratrice. L’evidenza mostra che Visco sta vessando e punendo preventivamente il ceto medio produttivo così definendolo come classe sociale nemica. A parte l’imprudenza sul piano economico di demonizzare chi crea ricchezza – imprenditori, commercianti, artigiani, professionisti - è inaccettabile una politica che contrapponga classi e lo Stato ad una classe. Togliatti e Berlinguer la evitarono attentamente. Chi è Visco, nel sistema post-comunista, da permettersi di rischiare una guerra contro il popolo dei produttori? Perché di questo si tratta. Lui pensa che il suo sistema di controlli possa funzionare. Se fosse così la classe media produttiva sarebbe espropriata da un sistema fiscale che non riconosce i costi nascosti ed il prezzo del rischio imprenditoriale, messa in carcere, tenuta sotto il Terrore. Ovviamente si ribellerebbe. Il sistema di Visco non funzionerà e la classe media avrà uno spazio di ribellione fiscale privata che eviterà quella di massa.

Ma il punto è che questo uomo sta facendo una politica che spaventa e indigna – giustamente - la classe sociale che produce la ricchezza della nazione inducendo una reazione simmetricamente pesante. Qui non è più questione di destra o sinistra, ma di evitare un conflitto. Vedremo come riuscirci, per intanto risulti chiara la critica a Visco e motivata la richiesta di sua rimozione.
www.carlopelanda.com

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