Vittorio Emanuele è tornato a casa

Il Gip soddisfatto dopo l’ultimo interrogatorio durato cinque ore: «Chiare ammissioni sul giro di prostituzione, sulle tangenti al sindaco di Campione e la corruzione alla polizia di frontiera per evadere l’Iva»

Nino Materi

Possono le risposte di un imputato rendere «estremamente soddisfatti» sia l’accusa che la difesa? Sì, a sentire le reazioni dei difensori di Vittorio Emanuele e del gip di Potenza che ieri, dopo un interrogatorio in carcere di 5 ore, ha disposto la scarcerazione del principe di Savoia.
Una libertà arrivata dopo sei giorni di detenzione a seguito di accuse gravissime come l’associazione a delinquere, lo sfruttamento della prostituzione e la corruzione.
Iniziamo con l’«estrema soddisfazione» dei difensori di Vittorio Emanuele: un sentimento, probabilmente, motivato dall’aver tirato fuori di galera il loro assistito (da oggi ai domiciliari in un più confortevole appartamento ai Parioli) senza neppure ricorrere al «filtro» del Tribunale del riesame.
Passiamo ora all’«estrema soddisfazione» del gip Iannuzzi e del pm Woodcock: una sensazione, sicuramente, causata dall’aver chiuso questa delicata fase istruttoria con «nuove importanti ammissioni» da parte del principe.
Eloquenti le parole usate dal giudice delle indagini preliminari: «Le dichiarazioni rese dal Savoia comprovano in modo più che lineare l' accordo secondo il quale ai clienti che avrebbero dovuto frequentare il casinò di Campione sarebbe stato offerto un "pacchetto completo", alludendosi, in maniera neppure troppo velata, alla possibilità che fossero messe a disposizione dei clienti medesimi delle prostitute». Le prostitute sarebbero state da reclutare «per il tramite di Vesna Tosic , che Ugo Bonazza ha ammesso di aver conosciuto e contattato, confermando, tra l'altro, l'ipotesi delittuosa relativa al favoreggiamento della prostituzione, dal momento che ha ammesso di aver messo a disposizione del Savoia, in più occasioni, donne disposte a prostituirsi, organizzando gli incontri programmati, circostanza questa sostanzialmente ammessa dallo stesso principe Savoia».
Fin qui il giro di squillo relative al «pacchetto completo», tanto «completo» da prevedere però anche tangenti al sindaco di Campione d’Italia per «il contratto da procacciatore di clienti al casinò».
Anche su questo fronte la coppia Iannuzzi-Woodcock ha incassato un significativo successo: «Appaiono rilevanti e fondamentali le dichiarazioni sostanzialmente ammissive rese da Vittorio Emanuele di Savoia - si legge nel provvedimento di concessione degli arresti domiciliari -. Il principe ha confermato la conclusione dell'accordo corruttivo stipulato fra lo stesso principe Savoia, Giuseppe Rizzani, Ugo Bonazza (che avrebbe dovuto fungere da prestanome di Rocco Migliardi) e Roberto Salmoiraghi, sindaco di Campione d’Italia».
Altro aspetto importante: l’Iva evasa alla frontiera a colpi di mazzette. «Con riguardo agli episodi di corruzione riguardanti la polizia di frontiera, il Savoia ha ammesso alcuni degli addebiti contestati, chiarendo che il "passaggio privilegiato" alla frontiera scaturiva dall'esigenza di evadere l'Iva sulle cose trasportate», è spiegato nell’ordinanza di scarcerazione.

Il principe, secondo Iannuzzi, ha esplicitato «i termini dell'accordo corruttivo, concretizzatosi attraverso il versamento del denaro, in cambio della compiacenza, da parte dell'addetto al controllo, circa l'oggetto e le ragioni del trasporto».
Conclude il Gip: «Il quadro indiziario esce rafforzato».

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