Vittorio Sella, un clic sulle vette immortali

Barbara Silbe

Quasi due secoli fa. A immaginare quei tempi ci si chiede che cosa voleva dire andare in montagna. Non per boschi e prati dolci, ma tra seracchi e morene e massicci colmi di neve, senza scarponi Koflach, corde in nylon o giacche a vento antifreddo. Senza, insomma, tutti gli agi di oggi. Se poi si pensa a quei primi alpinisti fotografi, la faccenda si complica: le pesanti attrezzature usate allora venivano trasportate in salita con grande fatica, insieme a un’incredibile quantità di materiali. Così si muovevano i pionieri, ancorati a quell’approccio tipicamente romantico alla natura. Così faceva il nostro Vittorio Sella, e suo padre Giuseppe Venanzio e suo zio Quintino (tra i fondatori del Club Alpino Italiano), prima di lui. Un centinaio di fotografie storiche, realizzate dal 1879 al 1943, sono ora esposte alla Galleria d’Arte Moderna, Gam, di Torino, per una mostra dal titolo «Paesaggi Verticali. La fotografia di Vittorio Sella», testimonianza di un momento fondamentale della rappresentazione del paesaggio d’alta quota reso immortale grazie a un ragazzo di buona famiglia con la passione per la geografia. Gli scatti provengono dall’archivio della Fondazione Sella di Biella, composto da migliaia di lastre e stampe originali che costituivano un punto di riferimento per società geografiche, cartografi, geologi e alpinisti e usate anche oggi come fonte di informazione storica e scientifica.
Gli scenari sono grandiosi, le inquadrature entusiasmanti. Due panoramiche accolgono i visitatori: una, del 1892, illustra il Cervino ed è la prima immagine di questo tipo realizzata sulle Alpi; l’altra è del ghiacciaio Seward in Alaska, datata 1897, quasi due biglietti da visita del fotografo piemontese. Il Vittorio Sella esploratore condusse campagne nelle Alpi, nel Caucaso, in Africa, in Alaska e in Asia, alcune al seguito del Duca degli Abruzzi (memorabili i suoi scatti dal K2 che avrebbero contribuito all'epopea italiana su quel gigante di roccia), lasciandoci scatti di notevole finezza artistica.

Documentò ascensioni memorabili e, come il collega americano Ansel Adams, seppe vedere il mondo con l’occhio del documentarista e affrontare l’avventura col cuore di chi tra i monti è cresciuto e vissuto.
La rassegna, realizzata in occasione delle XX Olimpiadi Invernali-Torino 2006, è aperta fino al 17 aprile dalle 10 alle 19; giovedì 10-23; lunedì chiuso. Per informazioni, tel. 011.4429518; www.gamtorino.it.

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