INTER-BOLOGNA 3-0
Tris servito e l'Inter si tiene il primo posto. I nerazzurri battono 3-0 il Bologna con la doppietta di Thiago Motta e con il gol del figliol prodigo Mario Balotelli, subito decisivo dopo le 6 gare da spettatore per gli attriti con Josè Mourinho. L'allenatore portoghese continua a rimanere in silenzio: se parlasse, farebbe i complimenti alla sua squadra che conquista 3 punti preziosi con una prova convincente. L'Inter, che mantiene 1 punto di vantaggio sulla Roma e 3 sul Milan, domina dall'inizio alla fine contro gli sparring partner rossoblu. Si gioca praticamente ad una porta sola, come si capisce sin dal fischio d'inizio. L'Inter parte a testa bassa e dopo una manciata di secondi potrebbe già sfondare: Milito, però, sbaglia la mira. Il Bologna manda il primo e unico segnale al 4': punizione di Adailton, palo esterno.
Il gol nerazzurro arriva al 29': Motta prova da 20 metri, il diagonale non lascia scampo a Viviano e l'1-0 è cosa fatta. Il vantaggio non placa i padroni di casa che continuano a spingere, ma non trovano la rete del raddoppio. Il copione non cambia all'inizio della ripresa: Milito indossa i panni dell'assist-man quando al 52' pennella un suggerimento per Balotelli. L'attaccante non sbaglia, 2-0. Le tensioni delle ultime settimane svaniscono: il baby come di consueto non esulta ma, almeno, si lascia scappare un sorriso. Con il successo in tasca, l'Inter può alzare il piede dall'acceleratore e cominciare a risparmiare energie in vista della sfida in programma martedì a Mosca per il ritorno dei quarti di Champions. Prima dei titoli di coda, c'è spazio per la doppietta di Motta. Stankovic costruisce, il brasiliano ringrazia: 3-0.
BARI-ROMA 0-1
Un gol di Vucinic basta alla Roma per battere il Bari e restare negli specchietti dell'Inter. I giallorossi passano al San Nicola per 1-0 grazie a un gol del montenegrino nel primo tempo. Per 10 minuti, dal 19' al 29', la squadra di Ranieri assapora addirittura la vetta. Il Bari ci prova fino alla fine a rovinare la festa di Totti e compagni, ma i pericoli creati da Barreto non fruttano gol. Per la Roma arriva il 22esimo risultato utile consecutivo e la lotta per lo scudetto resta più che mai aperta. La lunga attesa per vedere all'opera il tridente Totti-Toni-Vucinic è ben presto ripagata. La squadra di Ranieri passeggia nel primo quarto d'ora, poi cambia passo e al 19' trova il vantaggio grazie a un'azione costruita dai tre assi del reparto avanzato. Toni, servito in profondità da Totti, protegge il pallone e premia l'inserimento del montenegrino: destro chirurgico, 1-0 e Roma momentaneamente prima in classifica. Toni è inarrestabile. Al 26' l'ex Bayern sfiora il raddoppio con un'azione personale. Il bomber della Roma penetra in area e calcia fuori di sinistro: Totti, tutto solo al centro dell'area, si dispera. Nella ripresa, la squadra di Ranieri si riaffaccia dalle parti di Gillet con un destro dalla distanza di De Rossi (58') di poco alto sulla traversa. Ma i pugliesi non allentano la tensione e al 59' Barreto spreca una buona chance per il pareggio calciando a lato da buona posizione. Al 75' è ancora Barreto a mettere in ansia la Roma. Il brasiliano si libera in area e calcia di destro sul primo palo: Julio Sergio è provvidenziale. La Roma soffre e Ranieri apporta due correzioni importanti: entrano Baptista e Brighi, escono gli stremati Vucinic e Totti. I giallorossi ritrovano equilibrio e mettono in cassaforte altri tre punti d'oro.
CAGLIARI-MILAN 2-3
Il Milan vacilla ma resiste. I rossoneri passano per 3-2 sul campo del Cagliari e restano agganciati al treno dello scudetto. La formazione di Leonardo ritrova i gol, merce rarissima nell'ultimo mese, e alla fine non paga dazio per le tante amnesie difensive. Con 63 punti, il diavolo resta a 3 punti dall'Inter capolista e a 2 dalla Roma. La missione in Sardegna viene compiuta al termine di un match caratterizzato da 45 minuti pirotecnici. Pronti, via e comincia il festival del gol. Borriello scambia con Seedorf e chiude il triangolo con un destro sul primo palo: 1-0 al 7'. Dieci minuti dopo Ragatzu riceve la palla nel cuore dell'area, controlla e la piazza all'incrocio: 1-1. L'equilibrio resiste pochissimo, visto che il Milan torna a condurre al 19' con una perla di Huntelaar. Il Milan sbaglia in attacco e viene punito di nuovo. Pirlo perde palla a centrocampo, Cossu aziona Matri: Dida bucato ancora, 2-2 al 32'. I fuochi d'artificio proseguono con la collaborazione dell'inguardabile difesa del Cagliari. Al 37' Marchetti esce in maniera rivedibile, il pallone carambola su Astori e rotola in rete: 2-3 e rossoneri avanti di nuovo. Le porte continuano a tremare anche all'inizio secondo tempo: è un caso, al 58', se non arriva il nuovo pareggio. Ragatzu fa tutto benissimo, ma il tiro è debole e Dida rimedia. Il Milan si preoccupa soprattutto di gestire il pallone, tenendolo lontano il più possibile da una difesa che non brilla per efficienza. All'82' Larrivey, appena entrato, trova il tempo per il colpo di testa: Dida è prodigioso. In pieno recupero, serve un salvataggio in extremis di Zambrotta. La vittoria è salva, lo scudetto è ancora un obiettivo.
UDINESE-JUVENTUS 3-0
Una Juventus senza idee, senza gioco e senza gambe crolla a Udine e rischia di dire addio alle speranze di rientrare nel 'giro' europeo che conta. Incassa la 12/a sconfitta ma rimane a soli tre punti da quel quarto posto che vale la Champions solo perché anche le altre, vedi il Palermo di oggi, camminano. In ogni caso, la prestazione imbarazzante di oggi spinge la società a decretare il silenzio stampa, anche se fra loro giocatori e tecnico si sono parlati a lungo nello spogliatoio. Per Zaccheroni, forse anche lui a rischio, è stato davvero un brutto ritorno a Udine. La squadra di casa, quella di Marino, mette in cascina tre punti fondamentali per la sua classifica, ora meno asfittica, e termina la gara tra gli applausi e l'ola del pubblico friulano. Era una partita da dentro o fuori, nel senso che il pareggio non andava bene a nessuna delle due contendenti. La Juve per la Champions, l'Udinese per la salvezza. Alla fine ce l'ha fatta la squadra di Marino. La vittoria dell'Atalanta, infatti, aveva messo sotto pressione i friulani che non potevano fallire. E non hanno fallito, trascinati dal solito Di Natale. Ma contro avevano una squadretta. Al 'Friuli' non c'é stato rilancio della Juve che non cadesse tra i piedi di un friulano pronto a rilanciare l'azione. E così la Juve si è venuta a trovare azione su azione in difficoltà, con il solo Cannavaro a fare argine. Alla fine il Pallone d'Oro 2006 è stato forse l'unico a salvarsi del pacchetto difensivo e questo la dice lunga sullo stato di forma dei vari Legrottaglie, Zebina e De Ceglie. Ma anche il centrocampo della Juve ha palesato tutti i limiti. Muscoli sì, materia grigia poca, e alla fine ecco spiegato il crollo contro una squadra non trascendentale qual è l'Udinese di oggi. Nel primo tempo il gioco stenta a decollare e le azioni sono frammentate da una parte e dall'altra. La Juve tiene il baricentro alto favorendo così le ripartenze dell'Udinese, a tratti quasi devastante con Pepe e Sanchez sulle fasce. I quattro juventini di centrocampo non sono però in grado di 'cucire' con l'attacco dove Amauri e Del Piero sono troppo isolati. Solo Camoranesi a tratti sulla destra fa filtro e innesca la miccia che però non trova l'esplosivo necessario. La Juve così non conclude mai a rete e si fa pericolosa solo con del Piero su punizione e in due occasioni con Camoranesi. Sul fronte opposto l'Udinese si raccoglie sulla tre quarti e riparte: è il suo gioco che mette in difficoltà la difesa juventina. De Ceglie e Zebina stentano a frenare l'irruenza si Sanchez e Pepe, mentre Di Natale giostra tra le linee e spesso mette sotto pressione Legrottaglie e Cannavaro. Il gol è frutto di una invenzione del n. 10 dei friulani, e sulla respinta della traversa Sanchez brucia De Ceglie e porta in vantaggio l'Udinese. La squadra di casa poi controlla il gioco e difende il risultato senza troppi affanni. La ripresa è più gagliarda. La Juve sembra pronta a reagire, ma crolla sotto le folate di Pepe e Sanchez. La squadra di Zaccheroni incassa altre due reti con Pepe e l'immenso Di Natale (sempre più capocannoniere) e anima di questa squadra che, come lo scorso anno, ha trovato nella Juve l'avversario con cui sfogarsi. Nella ripresa la Juve praticamente crolla. La tengono su solo le nuove energie di Iaquinta e Giovinco. Troppo poco però per invertire la rotta.
CATANIA-PALERMO 2-0
Il derby di Maxi Lopez. Una doppietta da bomber di razza per marchiare una vittoria che vale triplo. Il peso dei punti conquistati dal Catania nell'attesa sfida contro il Palermo cresce esponenzialmente in considerazione della rivalità che intercorre tra le due squadre e soprattutto del sostanziale e forse decisivo passo verso la salvezza compiuto dagli uomini di Mihajlovic, squalificato e rimpiazzato in panchina dal vice Marcolin. Lopez è il mattatore della classica del calcio siciliano. L'ex punta del Barcellona scappa da tutte le parti al povero Goian e dà un senso agli strappi di marca etnea, propiziati da un assetto basato su reparti molto vicini e sul dinamismo di uomini come Ricchiuti. Accelerazioni che prendono d'infilata il Palermo, decisamente non nella serata migliore. La regia di Liverani è opaca, Pastore non illumina, il duo Cavani-Miccoli non trova spazi. I rosanero non riescono a riparare agli errori in copertura segnando il passo e sbattendo sempre contro il muro catanese: il 2-0 lascia la formazione di Rossi in corsa per la Champions League, ma costa l'aggancio al quarto posto della Sampdoria, alla quale potrebbe aggiungersi la Juventus in caso di vittoria nel posticipo con l'Udinese. Il Catania impiega meno di un quarto d'ora per passare. Grave errore in disimpegno di Goian, che si fa soffiare il pallone da Maxi Lopez: l'argentino s'invola verso la porta avversaria e batte Sirigu con un destro incrociato. Il centravanti rossazzurro è in grande serata e sfiora il raddoppio qualche minuto dopo ricevendo un assist di Ricchiuti e tentando una conclusione di destro sulla quale Sirigu si salva in angolo. Il Palermo non si accende e sbanda in difesa, dove Goian non riesce proprio a tenere Maxi Lopez. Da un pallone perso banalmente a centrocampo da Liverani nasce il raddoppio etneo, costruito da Martinez con un'accelerazione secca per saltare Goian e un servizio dalla linea di fondo raccolto dallo spietato Maxi Lopez, lesto a battere a rete anticipando Kjaer. Il 2-0 costa però caro all'uruguaiano che esce in barella dopo aver sbattuto sui tabelloni pubblicitari sullo slancio successivo all'assist. Marcolin manda nella mischia Ledesma schierandolo in mediana e allargando Izco. Il Palermo prova a scuotersi, ma non é serata. Tocca al solito Maxi Lopez far lavorare nuovamente Sirigu con uno spunto in area che chiama il portiere avversario alla deviazione in angolo. Allo scadere della frazione, Cavani si fa notare per la prima volta impegnando Andujar con un tiro sul primo palo. E' lo stesso Cavani a sfiorare il gol in apertura di ripresa, quando un fuorigioco non scatta e l'uruguaiano si ritrova solo davanti ad Andujar, pronto a opporsi alla conclusione ravvicinata. Niente da fare, poco più tardi, anche per Miccoli, il cui rasoterra sfiora il palo. Il Palermo conquista metri e aumenta la pressione, ma è Mascara ad andare a un passo dalla rete con un bel destro dal limite che finisce fuori d'un soffio. I rosanero guadagnano qualcosa in vivacità con l'innesto del rapido Hernandez e collezionano angoli (alla fine saranno 12) senza però ricavarne nulla. Le ultime speranze palermitane si spengono su uno sprint di Hernandez - che si fa luce in area e mette in mezzo per Cavani, troppo lento nel calciare a rete e chiuso in uscita da Andujar - e su un doppio tentativo di Cassani e Hernandez contenuto dalla difesa etnea. Finisce tra gli "olé" del pubblico di casa e con il traguardo salvezza sempre più vicino per i rossazzurri.
I risultati delle partite:
Atalanta-Siena 2-0;
Bari-Roma 0-1;
Cagliari-Milan 2-3;
Chievo-Sampdoria 1-2;
Genoa-Livorno 1-1;
Inter-Bologna 3-0;
Lazio-Napoli 1-1;
Parma-Fiorentina 1-1;
Catania-Palermo 2-0;
Udinese-Juventus 3-0
La Classifica:
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