Per la prima volta Obama parla di sacrifici e tagli nel bilancio statale

Lunedì aveva presentato al suo Paese e al mondo il «chi», cioè il dream team chiamato al capezzale della grande ammalata, l’economia americana. Ieri il presidente eletto Barack Obama ha spiegato invece il «come», se non proprio ancora il «quanto». Indicando però soprattutto un «dove». Cioè il punto in cui Washington, nel senso del futuro governo, dovrà praticare senza esitazioni un nuovo buco lungo la «cintura» che regge i pantaloni dello Stato. Cintura che andrà stretta sul fronte della spesa federale, senza tuttavia rinunciare all’ambizioso e costoso programma di investimenti pubblici indispensabili per rilanciare l’occupazione e di conseguenza il ciclo virtuoso dei consumi.
Non a caso, l’ormai prossimo 44° Presidente americano ha scelto di annunciare proprio ieri l’uomo chiave di questo settore. È Peter Orszag, 39enne direttore del Congressional budget office, promosso da Obama a responsabile del delicatissimo Office of management and budget, ovvero l’imbuto attraverso il quale passano tutte le richieste di denaro destinate ai bilanci delle diverse agenzie federali. Orszag per usare le parole di Obama sarà chiamato a «spulciare il bilancio federale pagina per pagina, riga per riga, apportando tagli e sacrifici significativi. Perché la riforma del budget non è più un’opzione, ma una necessità».
La sfida è tale da far tremare i polsi. Il piano keynesiano di investimenti da almeno 700 miliardi di dollari deciso da Obama per creare 2,5 milioni di posti di lavoro entro il 2011 farà inevitabilmente crescere ancora un deficit federale.

Un deficit scritto con l’inchiostro rosso negli otto anni di presidenza Bush. Toccherà al team di Orszag resistere agli assalti alla diligenza dei gruppi di interesse per «non spendere quello che non possiamo più permetterci di spendere».

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