Dopo Walter, il diluvio

Veltroni sta facendo un errore dopo l’altro: ma siamo sicuri che ci solo sia da compiacersene? Veltroni deve scontare tutte le sciocchezze che fa: ma siamo certi che il disfacimento del suo progetto sia interamente una buona notizia? Aveva cominciato benissimo, mollando l’antiberlusconismo e le zavorre del partitume ricattatore: il celebre «andremo da soli». Poi, mortale errore, non è andato da solo: s’è portato dietro il cane da guardia, uno che abbaia tutto il tempo, copre ogni tua parola, ti frega la bistecca dal piatto. Imbarcò Di Pietro per avere una minima possibilità di vittoria: ma era persa in partenza, perché Berlusconi era fortissimo e perché il governo Prodi era stato una sciagura.

Fanno ridere, ora, quelli che imputano al loro segretario d’averli abbindolati: siamo seri, il progetto di Veltroni non è mai stato vincere delle elezioni che avrebbe perso anche un Berlinguer redivivo; il suo progetto era fondare una sinistra moderna, occidentale, credibile, un avversario e non un nemico.

Ha perso, e tutti gli sono saltati al collo: e giù altri formidabili errori, nonché il tentativo, puerile, di non perdere nessuno: non i grillini, i baroni, i piloti, i forcaioli, gli immigrati, gli statali, i magistrati, la Cgil, i comici, persino i dalemiani. Intanto il cane abbaiava sempre più forte e distruggeva la casa, in cerca di cibo. Veltroni ora s’arrangi. Ma dovete dirmi, ora, un solo buon nome che potrebbe sostituirlo.

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