Uno xenofobo piccolo piccolo

Strade e marciapiedi puliti, rispetto delle file, tono discreto della voce, compostezza in pubblico, sicurezza nelle strade, insomma decoro ed educazione civica: compiacersi di tutto questo non significa solo relegarsi a una visione piccolo-borghese della vita, significa anche comprendere elementi di civiltà che la Storia ha sedimentato nel nostro Paese lentamente e faticosamente, significa apprezzare il tempo e gli sforzi necessari affinché gettare la carta per terra, pur con registri diversi, resti ufficialmente riprovevole a Bolzano come a Napoli.
Sta in questo la mia personale xenofobia: pensare che milioni di immigrati faranno inevitabilmente ricominciare tutto daccapo, pensare al diritto naturale più che a quello penale. Africani che sporcano per terra in quanto pensano che non sia grave, cinesi che sui mezzi pubblici non fanno sedere gli anziani perché non gliel'hanno insegnato, arabi che stendono il loro tappeto nell'unico parcheggio libero, camerieri che ti maltrattano, passanti che ti travolgono, madri che urlano, bambini che orinano, gente che da noi è ineducata mentre nel loro Paese è normalissima, perché diversa è la loro storia.


Il razzismo non c'entra, e so perfettamente che la Storia è appunto un rimescolamento continuo: ma quando mi capita di vedere una fila esemplare ed educata, ogni volta, non riesco a non pensare a quanto tempo abbiamo impiegato per arrivarci. Filippo Facci

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