La Zanicchi va in Europa: «Se mi fanno arrabbiare lancio un acuto in Aula»

Coi Rom bisogna fare rispettare la legge. Intollerante io? Ma se ho vinto con «Zingara»

da Milano

Iva Zanicchi, finalmente eurodeputata Pdl dopo l’esclusione-beffa nel 2004. Contenta?
«Guardi, entrare in Parlamento è stata un’emozione fortissima, non pensavo così tanto. Ho dovuto respirare profondamente come prima di cantare (ride). Devo confessare però che avevo un’idea romantica del Parlamento europeo ma ho avuto subito un brutto risveglio».
Si è già annoiata?
«No, era il giorno in cui si parlava del problema dei Rom e qualche deputato le ha sparate tanto grosse che mi ha fatto perdere la pazienza. Ero lì, come la scolaretta al primo giorno di scuola, e mi hanno fatto sentire certe cose che a un certo punto, per il nervoso, ho buttato via la cuffia».
E chi l’ha fatta arrabbiare così?
«Dagli stranieri ho sentito delle cose che il sangue mi ribolliva, ma dagli italiani ancora peggio! C’è stato un signore, non voglio fare nomi, che ha detto addirittura che si vergognava di essere italiano. Lì ho pensato: oddio, ma dove sono capitata!».
Parla di Claudio Fava, eurodeputato della Sinistra?
«Ecco, lui. Mi ha sorpreso. Pensavo che in Europa i toni fossero un po’ più tranquilli e invece ho visto che è come in Italia. Non devono parlare di tolleranza con me che ho vinto a Sanremo con Zingara, ho una simpatia naturale per gli zingari io!».
Gliele canta lei.
«Ma dico, abbiamo invocato tanto la legalità e ora appena facciamo qualcosa succede questo can can? Dovevo alzarmi e tuonare come faccio di solito. Non l’ho fatto perchè era il primo giorno, però mi riprometto di farlo la prossima volta».
C’è un regolamento, dovrà chiedere al presidente dell’Assemblea di intervenire.
«Chiedere la parola è giusto. Ma se sento altre cose offensive allora mi alzo e, anche col microfono spento, con la voce che ho io le garantisco che mi sentono comunque».
Altre impressioni del primo giorno?
«Ma niente, mi hanno dato il mio cartellino con su scritto deputato, la tesserina per votare, il mio ufficietto, poi ho avuto un’accoglienza affettuosa da parte di tutti».
Ha incontrato Jas Gawronski, che nel 2004 le «soffiò» il seggio a Strasburgo?
«Certo, mi ha anche invitata anche cena, e non è stato il solo. Ho scoperto anche l’ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini, che è di una simpatia inaspettata, un imitatore incredibile».
Ma è vero che aveva dei dubbi ad accettare il seggio?
«Sì, ho deciso gli ultimi giorni, perché non è che in famiglia fossero molto contenti. Mia figlia era preoccupata, diceva che siccome non so star zitta allora mi sarei trovata male».
Alla fine si è decisa però.
«Sì perché sono una bastian contraria, se in casa dicono di no io dico di sì. Ma è un’esperienza che voglio fare. La politica mi ha sempre affascinato, perché amo molto la gente».
Riuscirà a conciliare musica e politica?
«Non tralascerò la musica che è la mia vita, ma non potrò farlo come prima. Ora prediligo questa avventura. Tanto è un anno fino alle prossime elezioni europee».
E dopo?
«Deciderò, certo se il mio impegno deve essere costruttivo un anno serve a poco. Nei prossimi giorni andrò a Bruxelles e lì capirò cosa devo fare».
Di cosa vuole occuparsi?
«A me piacerebbe lavorare nella commissione Affari e sociali, o in quella Cultura, fare qualcosa per la musica. Sono molto diligente, ho molta umiltà, mi sono già messa a studiare (ride)».
E cosa studia?
«Tante cose, mi hanno dato una guida al Parlamento europeo, per fare il deputato».
Ha visto che ha anche molti privilegi e benefit?
«L’aereo ce lo paghiamo noi, giustamente, anche se poi c’è un rimborso. Io poi avrò due assistenti, uno a Bruxelles e uno a Strasburgo».
E l’ufficio a Milano, che aveva preso in affitto nel 2004 quando pensava di essere stata eletta?
«Eh, quello l’ho dato via! Sennò avrei pagato per tre anni a vuoto! Ora me ne devo trovare un altro, ma qualche buchetto lo troverò».
Cosa la convincerà a ricandidarsi o no?
«Se riesco a farmi sentire. Non mi interessa stare lì ad alzare la mano, come un vigile. Voglio partecipare attivamente, altrimenti ho altre cose, sto scrivendo un libro».
Un altro?
«È il terzo, ormai ci ho preso gusto. Un’autobiografia, anche questa sulla mia giovinezza a Ligonchio».
Lo scrive lei o ha un suo ghost writer?
«Guardi che mi offendo sa (ride). No, scrivo tutto io. Scrivo ovunque, anche in aereo, che mi mette una fifa terribile, io mi metto a scrivere e dimentico dove sono».


Ma è vero che le piacerebbe la presidenza di una Commissione?
«No, non esageriamo! È come una che ha fatto Castrocaro e poi vuole vincere Sanremo. È un po’ difficile, no? Però, comunque, non mettiamo limiti alla provvidenza... ».

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