Zeffirelli: «Io, l’Aida e la città speciale»

Parla il grande regista che a Sant’Ambrogio debutterà alla Scala

Luciana Baldrighi

«Sarà l’Aida delle Aide» dice Franco Zeffirelli mentre a fatica ci ritagliamo uno spazio nell’affollatissimo foyer del Teatro alla Scala. Il Maestro ha appena terminato la presentazione del sontuoso volume «Zeffirelli alla Scala» che gli Amici della Scala hanno voluto dedicargli, la summa di tutte le regie per il Tempio della lirica in un arco di tempo che copre ormai mezzo secolo. Come ha ricordato il Sovrintendente Stéphan Lissner più che un libro o una celebrazione si tratta «del giusto omaggio a un Maestro che è nella storia del teatro e nel cuore della Scala». Vittoria Crespi Morbio, figlia di Anna Crespi, presidente degli Amici della Scala, è l’autrice della introduzione al volume dal titolo «Il maestro degli incanti», una cavalcata storica di tutte le regie e le scenografie scaligere da lui eseguite. Di particolare interesse quelle che legano l’autore alla riproduzione di un Settecento miniaturistico che rilancia sul palcoscenico della Piccola Scala il mondo di Goldoni, Pergolesi e Cimarosa.
Zeffirelli è un po’ affaticato, ma come al solito disponibile, una prerogativa che solo i grandi possiedono veramente. «L’idea di una nuova Aida, la quinta per l’esattezza, mi fa un po’ paura, per di più in quello che per me è il teatro dei teatri. Speriamo bene!».


È di questi giorni anche l’uscita della sua autobiografia dal tacitiano titolo «Zeffirelli» (Mondadori, 531 pagine, 23 euro) e in effetti solo in pochi possono unicamente con il cognome indicare una professione, una magia, un modo di essere. (...)

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