Fumo. Anche sulle spiagge, certo. Ma ammetto di avere esitato, prima di accettare questa difesa della sigaretta in spiaggia. Infatti, se si accetta il principio che il fumo fa male anche a chi ti sta vicino, è giusto che si eviti il più possibile di farlo in pubblico. Mea culpa, quando uscì la legge che proibiva di fumare nei luoghi pubblici, dirigevo un quotidiano e avviai una campagna di protesta, con tanto di manifestazione alla stazione Termini, sigarette accese insieme ai miei numerosi seguaci e vano tentativo di autodenuncia con poliziotti e carabinieri decisi a chiudere entrambi gli occhi, oltre alle narici. Oggi non lo rifarei, nelle stazioni stiamo tutti meglio fumando sotto le pensiline all'aperto.
Ma le spiagge, santissimo cielo? Proibire la sigaretta anche lì sarebbe una decisione talebana, l'attacco con testata nucleare prima di avere provato a vincere la guerra con armi convenzionali, per esempio proibendo di fumare in strada. Immagino che la scusa sia che tanto (tanto?) le strade sono già piene di smog, mentre al mare si va per respirare l'aria buona. Allora proibitelo anche in montagna, no? Ventosa e ancora più pura.
Dice, «ma in spiaggia si sta vicini vicini». E allora mi monta l'ira se si sta vicini vicini, che ne dite delle grida «Luiginonotibagnare!!!», l'udito non ha diritti? Che ne dite delle pance scomposte, dei lardelli flosci, dei tatuaggi psichedelici, delle tette rifatte e di quelle che andrebbero rifatte? Il senso estetico non ha uguali, se non maggiori, diritti dei polmoni? Che dite delle povere riviste e dei romanzi miserabili che si vedono leggere, delle conversazioni oziose e ripetitive, delle offese alla lingua italiana, di chi ti impone di sapere tutto sulo del calciomercato? L'intelligenza non ha diritti? Vietiamo tutto, allora, e che vengano immersi a testa in giù nella sabbia quei molestatori del pacifico godimento della vita che sembra abbiano trascorso l'autunno, l'inverno e la primavera aspettando il momento in cui avrebbero finalmente potuto giocare a tamburello, proprio lì, sulla battigia.
Signori salutisti certamente non lesi da una folatina di sigaretta che il vento si porta subito via, la tolleranza necessaria al vivere civile dovrebbe essere applicata anche al nostro vizio, quando per voi è innocuo.
È pericolo, badate, limitare troppo, la libertà individuale: il prossimo passo sarà applicare legacci e tappini, per impedire che gli scostumati nemici della salute pubblica (anche voi, anche voi) facciano pipì in mare.
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