Angelo, vita da balordo di provincia Nel suo passato l’origine della strage

Night, prostitute e affari andati male. Nel 2004 l’uomo finì in cella insieme ad altre 33 persone

Gianluigi Nuzzi

nostro inviato a Brescia

Andavano su al «Tropicana» di Desenzano a bersi un caffè dalle due romene, le sorelle Angelica e Nicoleta. Oppure la sera li ritrovavi tutti al night di Gussago, il Mascotte, locale della favola di provincia, quando ammazzi la notte a colpi di champagne e belle donne. La storia di Angelo Cottarelli, nato 56 anni fa a Desenzano, un corpo ora straziato dalle coltellate che hanno finito ieri mattina anche moglie e figlio, si intreccia a quella dei fratelli Ercole, Giuliano e Ruggero Dipasquale, affiatatissimi comaschi di mamma bosniaca trapiantati nel Bresciano, dall’affare veloce soprattutto se riguarda videogiochi e night club.
I quattro, come spesso accade, avevano in comune lavoro e amicizia. A iniziare dall’ultimo esperimento professionale di Cottarelli, il noleggio di videogiochi nel Veneto. Con la società J.& B., divisa equamente tra lui e Giuliano Dipasquale, aveva provato a piazzare le macchinette nella zona. Ma gli affari andavano male. Bilanci in perdita e all’orizzonte l’incubo di finire come nel ’94 quando fece un bagno di sangue nella produzione di dolciumi aprendo l’Antico Forno a Verona. Biscotti, delizie e cioccolatini. Andò avanti per quattro anni. Poi i libri in Tribunale e l’azienda venne dichiarata fallita. Subito dopo puntò tutto su Trieste, a scommettere sul commercio di macchine da caffè. E ancora oggi di quella società si tiene in portafoglio il dieci per cento.
Insomma, chiari e scuri. È tutta così la vita di Cottarelli. Da una parte gli interessi di famiglia con l’immobiliare Nuvolera, dove entra ed esce insieme ai fratelli Mario e Costanzo. Dall’altra gli affari azzardati, le amicizie sbagliate, l’imprudenza. Quella debolezza per le donne dell’Est che gli costò più di uno scivolone. Anche il carcere. Come a metà novembre del 2004 quando finì dietro le sbarre in una retata con altri 33 personaggi in odore di mafia e sfruttamento della prostituzione. L’indagine era del Pm e del gip allora poco conosciuti, gli stessi che due mesi fa a giugno hanno arrestato Vittorio Emanuele. Il sostituto procuratore John Henry Woodcock e il gip Iannuzzi. Operazione Iena dei Ros dei Carabinieri con accuse devastanti: tratta di esseri umani e associazione mafiosa per sfruttare le prostitute. In pillole c’era il tariffario per i rendez vous con la ballerina di lap dance: 110 euro per una bottiglia di prosecco più cento per un incontro ravvicinato nei privé dei night. Più mille euro da incassare come tagliando dalla sventurata ragazza dell’Est arrivata qui da noi, sognando l’Italia dai colori Eldorado per poi trovarsi nel circuito delle squillo-accompagnatrici. Cottarelli venne disegnato dagli inquirenti come uno degli uomini di fiducia del capo, Giuseppe Salvatore, assiduo protagonista nelle indagini sullo sfruttamento della prostituzione. Il fascicolo da Potenza finì a Brescia per competenza territoriale. E la sua posizione venne archiviata per mancanza dei gravi indizi di colpevolezza. Insomma ne uscì da innocente.

Ora questa tragedia, che assomiglia sempre più al regolamento di conti, mascherato da rapina finita male. Con gli investigatori che riaprono vecchi fascicoli cercando quel filo d’Arianna che potrebbe anche portare ai mandanti di questo triplice delitto.
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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