Cinque episodi per ricostruire il caso di Yara Gambirasio

Una ricerca sul campo durata anni e svolta sulla base del "ragionevole dubbio". Sentendo anche Bossetti

Cinque episodi per ricostruire il caso di Yara Gambirasio
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A breve arriverà su Netflix una docuserie che va a toccare una delle indagini più complicate della storia giudiziaria italiana. Si intitola Il caso Yara: Oltre ogni ragionevole dubbio. Saranno cinque episodi che ricostruiscono la tragica vicenda di Yara Gambirasio, scomparsa, a soli 13 anni, una sera del novembre 2010 a Brembate di Sopra (BG) mentre percorreva i 700 metri che separavano la casa della sua famiglia dalla palestra in cui praticava ginnastica ritmica. Quanto siano state complesse le indagini e per quanto abbiano brancolato nel buio non c'è bisogno di ricordarlo. Esattamente come tutti ricordano il ruolo che ebbe per la soluzione dell'indagine l'utilizzo delle nuove tecniche di ricerca del Dna. All'epoca viste dalla stampa come la vera panacea per ogni caso giudiziario dubbio. La nuova prova regina. Poi col tempo ci si è resi conto di quanto anche questa tecnica, preziosissima sia chiaro, abbia i suoi limiti.

La serie ricostruisce questo percorso. Attraverso testimonianze, interviste esclusive (compresa quella allo stesso Bossetti e alla moglie Marita) e materiali inediti compulsa gli eventi legati al caso, le accuse di depistaggio e i sospetti sui metodi investigativi. La domanda più interessante alla fine è questa: la vasta eco mediatica e le pressioni della politica hanno permesso un processo conclusosi con un verdetto al di là di ogni ragionevole dubbio? Perché in Italia il vecchio adagio giuridico in dubio pro reo non ha mai attecchito bene nonostante il nostro Paese sia la patria di Beccaria.

Sviluppata e diretta da Gianluca Neri, scritta da Carlo Gabardini, Gianluca Neri ed Elena Grillone la serie sarà disponibile dal 16 luglio. Gabardini e Neri hanno già dietro le spalle un altro successo true crime di Netflix, ovvero Sanpa. Che la serie scateni un nuovo dibattito su come considerare la verità processuale - che sino a prova contraria è quella valida - è quasi inevitabile.

Che poi il dibattito diventi una riflessione generale sugli effetti dei media sui processi, è sperare troppo. Speriamo lasci almeno l'idea che è meglio avere dubbi che costruirsi certezze di comodo. Non solo nei processi.

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