Inni ad Hamas e cori antisemiti. I pro Pal incendiano la piazza

Scontri con la polizia, 30 feriti tra gli agenti. "Intifada sino alla vittoria", urlano invocando le stragi del 7 ottobre. Insulti a Israele: "Fuori dal Medio Oriente"

Inni ad Hamas e cori antisemiti. I pro Pal incendiano la piazza
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«Il 7 ottobre è iniziata la rivoluzione», gridano in coro dal podio improvvisato in piazzale Ostiense. «Intifada fino alla vittoria! Fuori Israele dal Medio Oriente!», rispondono entusiasti gli astanti, ammantati in kefiah e bandiere palestinesi. Un popolo variopinto e trasversale: sinistra militante e fascisti di Forza Nuova, Potere al Popolo e Gianni Alemanno, tutti uniti nella lotta. Ci sono pure dei tizi di Amnesty International, che hanno il compito di far nascondere le bandiere di Hezbollah che molti hanno portato.

Le parole d'ordine e gli interventi degli oratori ufficiali fanno gelare il sangue, negli scontri finali esplode la violenza dei manifestanti: 30 agenti feriti, diversi fermi. Ma lo spettacolo complessivo rasenta involontariamente la comicità surreale di Alto Gradimento: «Ce so' sei compagni bloccati dalla repressione all'autogrill de Rieti», denuncia un tizio, vene del collo gonfie, «chiediamo la loro liberazione a questo governo di merda al sevizio dei sionisti!». La platea si commuove per la sorte degli ostaggi dell'autogrill, costretti a cibarsi di Rustichelle: «Libertà! Libertà!», invoca ad una voce.

Poche migliaia di manifestanti nel piazzale: il Questore ha dato l'ok all'assembramento, ma niente cortei. Per un po' si limitano a strillare: «Corteo, corteo», poi parte l'assalto dei teppisti: volti coperti e bombe carta, a decine. Energumeni divelgono pali e sanpietrini, la polizia li tiene a bada con notevole sangue freddo, tra fumogeni e idranti. «Merde sioniste, viva Hamas», strilla qualche eroico membro della resistenza, inzuppato d'acqua. Poi tutti ad asciugarsi al bar.

A Roma c'è lo sciopero dei mezzi pubblici, e un tremendo sospetto di complotto si fa strada tra gli animatori (palestinesi e indigeni) dell'happening. L'anziano arabo, impermeabile celeste baby e sigaretta fissa in bocca, che funge da bravo presentatore alla Frassica, lo lascia trapelare: «Proprio oggi qualcuno ha voluto lo sciopero, c'è qualcosa di marcio in certi ambienti». Sarà mica che pure l'Atac è colonizzata dai sionisti? Chissà. Intanto i giornalisti presenti vengono spintonati al grido di «servi dello Stato».

Spunta sul podio lo stagionato comunista Marco Ferrando: «Il 7 ottobre non è la causa della barbarie sionista, è la resistenza delle vittime della barbarie». Precisa: «Non è necessario condividere tutto il programma di Hamas, il mio partito (ha un partito, ndr) non condivide tutto, ma Hamas è resistenza». I due stati? «Pietosa illusione: l'unica soluzione è la fine dello Stato sionista e un Medio Oriente socialista». Entusiasmo in platea. É il turno di Andrea dei Carc: «La Meloni, le larghe intese, il sistema mediatico hanno le mani sporche di sangue palestinese. Evviva il 7 ottobre, giorno della rivoluzione!». Applausi, ma persino tra gli astanti qualcuno sembra perplesso. Ecco un nerboruto Cobas dell'Ilva: «I sionisti sono topi di fogna che portano malattie purulente. Israele è un tumore che va estirpato». Hitler non avrebbe saputo dir meglio. Un 5S romano ha poche idee ma altrettanto chiare: «Ogni guaio del mondo è creato dagli ashkenaziti che vogliono il caos: Blackrock, Rotschild, Zelensky, Soros». Prende la parola l'anziano Fiom Giorgio Cremaschi: «Il suprematismo bianco dell'occidente infame è il nostro nemico, oggi l'antifascismo è antisionismo», delira al microfono.

É il turno del rappresentante dei Giovani Palestinesi, che ha l'aspetto rassicurante di un fratello minore di Sinwar: «Dobbiamo ringraziare chi dal 7 ottobre ha preso la posizione più retta: l'Iran, lo Yemen (leggi Houthi, ndr), la resistenza libanese (leggi Hezbollah,ndr). Viva la resistenza!». Le fanciulle presenti, che finirebbero rapidamente impalate dai sopraelencati sodali del giovane palestinese, gli sbattono le ciglia inumidite.

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