Bper incassa il via libera su Sondrio

Forte irritazione di Unicredit per i paletti alle nozze con Bpm: "Non è chiaro l'impatto"

Bper incassa il via libera su Sondrio
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Via libera governativo alla scalata di Bper sulla Popolare di Sondrio. All'istituto guidato da Gianni Franco Papa è andata meglio rispetto a quanto era stato stabilito per Unicredit sull'offerta lanciata su Bpm, poiché in questo caso la benedizione è totale e senza prescrizioni. Secondo quanto riporta la nota ufficiale di Bper, «la presidenza del Consiglio dei ministri ha comunicato di aver deliberato, in accoglimento della proposta del ministero dell'Economia e delle Finanze, di non esercitare i poteri speciali» in merito «all'offerta pubblica di scambio volontaria promossa da Bper» sulla «totalità delle azioni ordinarie di Banca Popolare di Sondrio».

Insomma, non ci sono intoppi per l'istituto che ha come primo azionista la Unipol presieduta da Carlo Cimbri. Mentre qualche problema in più potrebbe averlo l'Unicredit di Andrea Orcel, alla quale sono state comminate prescrizioni importanti sul suo tentativo di scalata a Banco Bpm. Piazza Gae Aulenti rimane cauta, ma di certo la sua nota - stringata e divulgata nella notte tra venerdì e sabato - sembra traspirare irritazione. «L'offerta - spiega la banca - è approvata con prescrizioni il cui merito non è chiaro» e dunque «Unicredit si prenderà il tempo necessario per valutare la fattibilità e l'impatto delle prescrizioni sulla società, sui suoi azionisti e sull'operazione di M&A, relazionandosi, se del caso, con le autorità competenti».

In poche parole, in Unicredit in questi giorni si andrà a calcolare con l'ufficio legale e il capo dell'M&A Giacomo Marino qual è il conto delle prescrizioni governative. L'aspetto più problematico, è quello relativo all'uscita dalla Russia: se, da un lato, Unicredit sta da tempo seguendo politiche per abbattere del tutto la sua esposizione a Mosca entro settembre (questo è quello che ha promesso Orcel), quello che si chiede è di uscire del tutto dal Paese entro nove mesi, lasso di tempo concesso come mediazione dopo il pressing del ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Proprio quest'ultimo, infatti, si era speso per rassicurare le aziende italiane operanti in Russia (che si erano rivolte a lui) assistite da Unicredit, le quali in caso di uscita immediata dell'istituto di credito avrebbero dovuto affrontare problematiche non banali. La concessione dei nove mesi, invece, lascerebbe loro più margine per organizzarsi. Ammesso e non concesso che Orcel decida di proseguire comunque su Bpm, dal momento che l'addio alla Russia porta un duplice malus: la rinuncia a 1,3 miliardi di ricavi e alle probabili ritorsioni del Cremlino, che comunque ha voce in capitolo su questo eventuale addio. Da quantificare, invece, il livello di impatto delle altre prescrizioni, come quelle sugli sportelli bancari (fonti vicine a Unicredit hanno sempre sostenuto la bassa sovrapposizione delle filiali), quella di non diminuire il rapporto tra depositi e prestiti, gli investimenti di Anima Holding e sul project financing, ovvero l'istituto non dovrà ridurre il credito a progetti infrastrutturali e industriali. Tutti questi elementi verranno valutati, insieme alla mancata concessione del compromesso danese sull'Opa di Bpm su Anima, per capire se l'operazione su Piazza Meda è ancora conveniente, in caso contrario la banca di Orcel può tirarsi indietro entro il 30 giugno. Le opzioni sul tavolo sarebbero essenzialmente tre: ritirarsi subito dall'offerta, lasciar partire il periodo di adesione ed eventualmente abbandonare (l'istituto può farlo fino al 30 giugno) oppure tirare dritto nonostante le prescrizioni. Intanto la prossima settimana è attesa la risposta dell'istituto guidato da Giuseppe Castagna.

Al netto dell'irritazione di Unicredit, ci sarà da vedere quali saranno le prossime mosse del banchiere romano che potrebbe anche decidere di dare un segnale all'assemblea dei soci di Generali, in calendario giovedì, votando per la lista di Mediobanca. Alcuni, nei mesi scorsi, hanno ipotizzato un disimpegno su Bpm per virare su Trieste (dove Unicredit è al 5% ma potrebbe salire fino al 10%).

In quel caso è da vedere se Intesa Sanpaolo reagirà, innescando guerre stellari tra i due maggiori big bancari del Paese. Mentre Bpm, una volta liberata dall'assedio di Orcel, potrebbe convolare a nozze con Mps, come del resto era già stato immaginato a suo tempo dal ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti.

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