"Fermiamo i crimini sionisti". L'Iran prepara il fronte islamico contro Israele

Nelle sue telefonate con il siriano Bashar al-Assad e il principe saudita Bin Salman, il presidente iraniano Raisi ha chiamato i Paesi arabi all'unità contro Israele

"Fermiamo i crimini sionisti". L'Iran prepara il fronte islamico contro Israele
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L’Iran sta muovendo la sua ragnatela di relazioni internazionali per creare un unico fronte anti-israeliano. Giovedì 12 ottobre, il presidente Ebrahim Raisi ha sentito il suo omologo siriano Bashar al-Assad. Nella telefonata, il leader di Teheran ha affermato che “oggi tutti i Paesi islamici e arabi, come anche le popolazioni che vogliono la libertà nel mondo, devono trovare un accordo e raggiungere una cooperazione in un percorso per fermare i crimini del regime sionista contro la nazione palestinese oppressa”, per poi aggiungere che la Repubblica islamica tenterà di trovare questa convergenza il prima possibile”.

Secondo quanto riportato dall’agenzia stampa Irna, Raisi ha anche sottolineato che nessun nuovo ordine regionalesarà stabilito senza considerare i diritti dei palestinesi”. Il presidente iraniano si è scagliato contro i Paesi che hanno normalizzato le proprie relazioni con Israele, dichiarando che l’establishment dello Stato ebraico è “nella sua condizione più debole”. Un’affermazione, questa, sostenuta da Bashar al-Assad, secondo cui le vittorie di Hamas dimostrano la fragilità del “regime israeliano”. Il leader siriano ha invocato la necessità di un sostegno comune e unitario ai palestinesi, avvisando che ogni ora di ritardo porta ad “altri crimini da parte del regime sionista”.

Teheran ha teso la mano anche a Riad. Nella sua prima telefonata diretta con il principe saudita Mohammed Bin Salman, Raisi ha fatto un altro appello all’unità del mondo islamico per fermare “i crimini del regime” di Tel Aviv. “L’Iran e l’Arabia Saudita, in quanto due attori chiave nella congiuntura critica attuale, devono sostenere la nazione musulmana oppressa di Palestina”, ha affermato il presidente iraniano, indicando nel rafforzamento delle relazioni tra il suo Paese e il regno della penisola araba il fattore fondamentale per “stabilizzare, rafforzare e promuovere la sicurezza e la stabilità della regione”. Da parte sua, Bin Salman ha espresso “il fermo sostegno saudita alla causa palestinese”.

L’Iran, dunque, sembra essere intenzionato a capitalizzare sulla guerra tra Israele e Hamas per diventare la colonna portante di un fronte islamico unito contro Tel Aviv. Un obiettivo che potrebbe essere difficile da realizzare, viste le differenze religiose e di allineamento geopolitico con l’Arabia Saudita, ma potrebbe fargli gioco la violenza della risposta dello Stato ebraico all’attacco terroristico palestinese. Come in ogni guerra, infatti, saranno molte le vittime civili e l’opinione pubblica dei Paesi arabi potrebbe spingere i rispettivi governi verso prese di posizioni più marcatamente anti-israeliane.

È ormai chiaro, inoltre, che l’Iran sta combattendo una guerra per procura a Gaza, per destabilizzare Israele e bloccare i processi verso la normalizzazione delle relazioni con i suoi vicini.

Non vi sono ancora informazioni certe sul suo coinvolgimento diretto nell’organizzazione dell’attacco su vasta scala di Hamas, ma l’entità dell’operazione e i milioni di dollari inviati ogni anno ai gruppi jihadisti palestinesi (circa 100 milioni nel solo 2020) lasciano poco spazio ai dubbi.

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