La solidarietà mondiale e il veleno di Mosca: "Lui a rischio, si sapeva"

Vicinanza dei leader occidentali. Peskov: «Colpa del clima, ma non interferiamo» Volodymyr Zelensky

La solidarietà mondiale e il veleno di Mosca: "Lui a rischio, si sapeva"
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Colui che sapeva già tutto è Dmitry Peskov, il portavoce di Vladimir Putin. «Era ovvio che la vita di Trump fosse in pericolo» visti i «numerosi tentativi di eliminarlo dalla vita politica e di screditarlo». La narrativa di Mosca è sempre disallineata con l’Occidente, anche quando si tratta di commentare l’attentato a un leader. Il Cremlino manda il suo messaggio subdolo, anche se Peskov, con l’ipocrisia enigmatica tipicamente russa, precisa: «Non sta a noi giudicare. Non abbiamo il minimo desiderio di interferire.
Questa è una questione che riguarda gli Stati Uniti».

Bizantinismi politici che esaltano il putinismo, che ha sempre da guadagnare ogni qual volta l’equilibrio dell’odiato Occidente è perturbato. E che questo sia il giorno lo dimostrano le reazioni di tutti i leader europei. Ecco il presidente francese Emmanuel Macron: «È una tragedia per le nostre democrazie. La Francia condivide lo shock e l’indignazione del popolo americano». Ecco il concelliere federale tedesco Olaf Scholz: «L’attacco al candidato alla presidenza degli Stati Uniti Donald Trump è spregevole. Gli auguro una pronta guarigione». Ecco il premier britannico nuovo di zecca Keir Starmer: «La violenza politica in qualsiasi forma non ha posto nelle nostre società». Parole in fotocopia per la commissaria Ue Ursula von der Leyen: «La violenza politica non ha posto in una democrazia». Mentre l’alto rappresentante della politica estera dell’Ue sostiene che «ancora una volta, stiamo assistendo ad atti di violenza inaccettabili contro i rappresentanti politici». E mentre il primo ministro della Slovacchia Robert Fico, vittima a sua volta di un tentato omicidio a metà maggio, nota che si tratta di un «attentato fotocopia di Mi auguro che l’America possa uscirne molto più forte La violenza politica non può aver posto nelle nostre società quello contro di me», il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky si dice «sconvolto» e si augura che «l’America ne esca più forte». Particolarmente accora Viktor Orbàn, primo ministro ungherese che proprio qualche giorno fa aveva incontrato Trump a Mar-a-Lago: «I miei pensieri e le mie preghiere sono rivolti al presidente Donald Trump in queste ore buie».

Anche il resto del mondo è preoccupato. Benjamin Netanyahu, primo ministro di Israele, assicura: «Sara e io preghiamo per la sua sicurezza e la sua pronta guarigione». Anche il presidente cinese Xi Jinping ha presentato la sua vicinanza a Trump.

Il primo ministro indiano Narendra Modi si dice «profondamente preoccupato» per il tentato assassinio dell’«amico, l’ex presidente Donald Trump». E il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg su X è lapidario: «Gli alleati della Nato si uniscono per difendere la nostra libertà e i nostri valori».

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