A 85 anni cura i disabili con la danza

Augusto Pozzoli
A 85 anni ancora danza e fa danzare, per curare i disagi più profondi. Si chiama Maria Fux, argentina, che oltre alla notorietà raggiunta per essersi esibita in tutto il mondo, si è poi dedicata alla danzaterapia. Con la danza fa star bene chi soffre, dagli anziani in carrozzella ai disabili. E per un gruppo di ospiti dell'Istituto geriatrico Redaelli di Vimodrone che l'hanno incontrata sembra proprio che la «terapia» abbia avuto il suo effetto: la tristezza che traspariva sui loro volti quando sono arrivati in sala, in carrozzella, dopo un'ora trascorsa attorno a Maria Fux si era trasformata in sorrisi.
«Ho 85 anni - ha esordito la danzatrice - e da sempre ho considerato l'importanza del corpo. Scoprire le sue risorse inesauribili consente ad ognuno di star bene». E ha subito cercato di mettere in pratica per sé e per i presenti questo principio. Danzava e faceva danzare. Come è possibile danzare in carrozzina? Utilizzando la possibilità dei movimenti residui. Le mani, innanzitutto, che la Fux insegnava a muovere intrecciando dei nastri colorati, i corpi che a una a uno venivano a incrociarsi con quello della danzatrice che per ciascuno aveva un gesto non dolo di ritmo ma allo stesso tempo di grande affetto. «Li ho sentiti tutti a uno a uno - ha commentato Maria Fux alla fine - e loro hanno sentito me. Ciascuno ha capito che era coinvolto in uno splendido spettacolo in cui erano protagonisti: la loro solitudine e la loro sofferenza era vinta. Li ho sentiti finalmente rilassati e felici». Un'esperienza che per la Fux è diventata quotidianità. «A Buenos Aires - racconta Pietro Farneti, il suo discepolo italiano prediletto che la ospita e che a Milano gestisce da una dozzina d'anni una scuola di danzaterapia - Maria Fux vive in una grande casa che per metà fa da abitazione, per metà è la sua palestra. Dalla città arrivano ogni giorno da lei persone con problemi fisici e psichici importanti: lei li fa danzare, e con la sua danza ottiene risultati straordinari: ci sono persone spastiche che hanno potuto recuperare la capacità di muoversi». Anche Antonino Frustaglia, il direttore sanitario del Redaelli che ha seguito l'esperimento fatto nel suo istituto, conferma che il metodo seguito da Maria Fux rappresenta una risorsa importante per curare le persone come sono i suoi ospiti.
«Da medico so quali sono i nostri limiti - dice - e so che con noi ci possono essere forme di integrazione del nostro intervento di grande efficacia. Tra gli ospiti che hanno partecipato a questo esperimento c'era anche qualche malato di Alzheimer: li ho visti alla fine coi lacrimosi agli occhi, lacrime di benessere.

Credo che se vogliamo andare incontro ai bisogni dei nostri ospiti, se vogliamo sconfiggere lo stato di solitudine in cui spesso cadono, dobbiamo dar maggior peso a queste risorse terapeutiche. Il pomeriggio passato insieme a Maria Fux è stato una vera magia».

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