È stato intercettato talmente a lungo che l'archivio della Procura è andato in sofferenza.
Il materiale raccolto dai magistrati nell'inchiesta su Giovanni Toti ha messo a dura prova i sistemi informatici della giustizia genovese, ma soprattutto sta rendendo difficile il lavoro delle difese, che si trovano di fronte a una mole di registrazioni audio e video impossibile da esaminare nei 15 giorni previsti dalla legge. Tanto che già si parla di una possibile proroga dei termini. È una corsa contro il tempo «al limite delle garanzie di difesa», come spiegano i legali degli indagati.
Del resto l'ex governatore è stato messo sotto controllo, stando a quanto emerge dagli atti, dall'agosto del 2021 - quando è stata disposta l'intercettazione della sua utenza telefonica - fino alla richiesta degli arresti del dicembre 2023. Cioè per almeno due anni e 4 mesi, attraverso le intercettazioni telefoniche per ascoltare ogni chiamata in entrata e in uscita, e con le microspie piazzate nell'ufficio della Regione accese ininterrottamente giorno e notte, a filmare ogni incontro e dialogo di Toti. Con provvedimento del giudice era stata infatti autorizzata «l'intercettazione delle comunicazioni audio tra presenti all'interno dell'ufficio del Presidente».
Migliaia di ore di audio e video, di cui solo una minima parte è finita agli atti dell'indagine in quanto considerata rilevante dall'accusa. La mole di materiale - che complessivamente sarebbe pari a circa una ventina di terabyte, secondo quanto scrive la Repubblica di Genova - è stata scremata in fase di indagine dalla polizia giudiziaria, che ha trasmesso ai pm solo le parti di interesse. Ma in vista del processo, che si aprirà a novembre, la Procura deve mettere a disposizione dei legali anche tutto ciò che non è agli atti perché considerato non rilevante e dunque archiviato nei server segreti, a garanzia della privacy dei soggetti indagati e non. Ma ascoltare tutto è d'obbligo per le difese, per cogliere contesti, toni, espressioni che possano restituire una lettura diversa rispetto a quella data dall'accusa a dei modi di dire e di fare dell'ex governatore e di altri indagati, come l'imprenditore della logistica Aldo Spinelli, il presunto corruttore di Toti. Uno degli ostacoli al lavoro dei legali, che devono prima ascoltare e per richiedere l'estrapolazione delle intercettazioni di interesse - è che il materiale non è stato raccolto in ordine cronologico, né ci sono riferimenti che consentano di «saltare» per esempio giorni e notti di riprese a vuoto, frutto delle microspie sempre accese, e nemmeno ci sarebbe la possibilità di effettuare ricerche per «parole chiave». Gli avvocati hanno ottenuto di poter entrare nell'archivio di ascolto delle intercettazioni muniti almeno di un pc, fornito dalla stessa procura, per avere con sé i propri appunti. Le postazioni sarebbero state collegate ai server della società privata che ha effettuato le intercettazioni vista la temporanea mancanza di spazio sufficiente nell'archivio della Procura.
La montagna di video e audio è la conseguenza di un'indagine vasta e penetrante, nata da un filone d'inchiesta della procura di La Spezia che nel 2020 ipotizzava la corruzione aggravata dall'agevolazione alla mafia, non a carico di Toti, e per questo trasmessa per competenza ai colleghi di Genova.
È stata proprio l'iniziale ipotesi mafiosa - che non è mai stata contestata all'ex presidente ma al suo capo di gabinetto Matteo Cozzani - a consentire ai pm genovesi di intercettare a tappeto, senza limiti e per anni in totale segretezza.
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