Abbiategrasso, la molotov contro la moschea esplode a casa di un imprenditore

L’attacco sbagliato al centro musulmano è del 14 ottobre: in fumo garage e auto. Indagini serrate sulla bomba di mercoledì scorso

Tre attentati certi in pochi mesi al centro islamico di via Crivellino ad Abbiategrasso, e un quarto in cui l’attentatore deve avere sbagliato indirizzo. Lanciando l’altra domenica in piena notte i suoi ordigni al numero civico 14, dove sorge la casa di un imprenditore, anziché al 24 dove è ospitata la sede che accoglie per la preghiera, i musulmani della zona. Risultato: a pagare le conseguenze della follia incendiaria che sta pervadendo un quartiere di Abbiategrasso, è stata la famiglia dell’industriale. Le molotov lanciate contro il garage, ha infatti provocato un incendio che ha mandato in fumo le due auto custodite all’interno.
Un episodio al quale era stato pressoché impossibile dare spiegazioni plausibili, visto il profilo per bene della famiglia finita nel mirino, e che adesso viene invece letto con un'ottica diversa, alla luce di quanto accaduto mercoledì pomeriggio. «Ma adesso basta - sbotta la gente che abita nella via - ; sarebbe ora che s’intervenisse con decisione per acciuffare questi delinquenti che hanno preso di mira il centro islamico, ma soprattutto la nostra zona.
È inutile nasconderlo: anche noi viviamo con la paura, temendo che prima o poi qualche folle al posto delle molotov possa lanciare bombe vere, capaci di fare danni seri. «Preoccupazione, ma anche irritazione per le indagini che ristagnano e per la tranquillità perduta, dopo l'insediamento dei musulmani nella struttura che un tempo ospitava una falegnameria. «Noi non abbiamo nulla da recriminare a questi stranieri che si ritrovano nella loro sede, senza arrecare disturbo a nessuno - aggiunge la gente - ; purtroppo però questa convivenza sta diventando sempre più pericolosa. L'altro giorno, quando alle 14,30 quel giovane sconosciuto ha lanciato le sue bottiglie incendiarie, per strada avrebbero potuto esserci anche i nostri figli...».
Insomma anche se l’ultimo attentato non ha provocato feriti né danni importanti, la presenza del centro islamico in via Crivellino, comincia a diventare ingombrante per molte famiglie. «Non riusciamo a capire perché ci abbiano presi di mira - hanno spiegato alcuni musulmani del centro -. La nostra comunità non dà fastidio a nessuno in questa città; è ben integrata, collabora con il comune ed anche con la chiesa locale. Abbiamo creato questa associazione culturale col solo scopo di aver un punto di riferimento per incontrarci e per pregare». A guidare il sodalizio «Aliff Baa», che conta circa 600 iscritti, è un egiziano venuto in Italia nel 1979, Mehana Mehana; l'uomo vive a Cisliano dove fa il mungitore e non si ritiene affatto un Imam. Nel 2005 ha preso in affitto i locali di via Crivellino, dove ogni sera in media si ritrovano una ventina di stranieri.

«Ma dove andremo a finire? In questa via ci abito da una vita e ho sempre sentito soltanto il gracchiare delle rane - ricorda un anziano -. Ora sento le bombe». Quelle fatte esplodere nella tra il 9 e il 10 agosto, in quella tra il 25 e il 26 luglio , il 14 ottobre per sbaglio, e l'ultima mercoledì in pieno giorno.

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