Meloni in Cina, prove di disgelo con Xi

La premier a Pechino per riannodare i rapporti dopo lo stop alla Via della Seta

Meloni in Cina, prove di disgelo con Xi
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Giorgia Meloni affronta il «dragone» cinese, che non ha mai abbandonato il comunismo del partito unico, ma è rimasto in sella adottando in economia il capitalismo controllato, quello che basta, dallo Stato. Ieri il presidente del Consiglio è atterrato a Pechino scendendo dalla scaletta dell'aereo, mano nella mano, con la figlia Ginevra. La prima visita da premier nel «pianeta» Cina, che durerà fino a mercoledì con una puntata a Shangai. Sul tavolo il rilancio delle relazioni bilaterali dopo lo stop deciso dal governo Meloni al pericoloso abbraccio della Via della Seta.

Tessile, farmaceutica e soprattutto automotive sono i tasselli forti del puzzle economico che stiamo riannodando con Pechino. Altro tema focale e caldo la guerra in Ucraina, con la Cina schierata al fianco della Russia nello scontro geopolitico globale che punta a spostare l'asse da Ovest ad Est.

Gli incontri istituzionali partono oggi con il primo ministro del Consiglio di Stato Li Qiang, l'omologo di Meloni. I due inaugureranno assieme il Forum d'affari Italia-Cina. La premier incontrerà anche il presidente dell'Assemblea del popolo Zhao Leji e il segretario del Partito comunista cinese della municipalità di Shanghai, Chen Jining.

Il vero incontro chiave si terrà domani con Meloni che varcherà la soglia della «città proibita» comunista di Zhongnanhai, adiacente a quella storica e vera, dove ha sede il partito unico al potere, il governo della Repubblica popolare e il capo supremo, il presidente Xi Jinping. I nodi saranno affrontati con il secondo Mao. L'obiettivo di Meloni è superare l'impasse sulla Via della Seta rilanciando, con la superpotenza asiatica, il partenariato strategico che festeggia il ventesimo anniversario. In teoria dovrebbe venire firmato un documento, limato fino all'ultimo momento, con la Cina che vorrebbe fare riferimento «allo spirito della Via della Seta». Meloni parlerà con Xi anche di Ucraina. L'Italia spera molto nel potere di persuasione del presidente cinese su Vladimir Putin per trovare una via d'uscita accettabile al conflitto nel cuore dell'Europa. A Pechino la premier avrà anche il «peso» della presidenza italiana del G7.

Il nostro principale interesse nazionale riguarda comunque l'economia con un interscambio fra i due paesi di 66,8 miliardi di euro lo scorso anno. La Cina è il secondo partner commerciale extraeuropeo dell'Italia dopo gli Stati Uniti. I nostri investimenti nel gigante asiatico sono di 15 miliardi di dollari con 1.600 aziende attive nel Paese. Il settore tessile e farmaceutico sono in espansione, ma i rapporti rimangono forti anche nella meccanica, l'energia e l'industria pesante.

La vera opportunità da cogliere con la visita riguarda l'automotive. Non è un caso che il ministero delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, si è già recato in Cina all'inizio di luglio per aprire la strada. Durante la visita di Meloni dovrebbero venire firmati degli accordi con quattro aziende cinesi: Ccig, Jac Motors e Chery, attive nel settore automobilistico, e Ming Yang, leader globale nel comparto eolico. L'obiettivo è attrarre investimenti in Italia nei settori delle auto elettriche e delle tecnologie verdi per creare occupazione.

Meloni inaugurerà a Pechino, assieme al ministro della Cultura e del Turismo cinese Sun Yeli, la mostra «Viaggio di conoscenze. Il Milione di Marco Polo e la sua eredità fra Oriente e Occidente».

Politica culturale che avrà un'importante seguito con la visita in Cina, in autunno, del presidente Sergio Mattarella per celebrare i 700 anni dalla scomparsa del leggendario viaggiatore.

Un altro tassello di rilancio dei rapporti bilaterali, da ampliare a livello commerciale ed economico, mantenendo sempre chiari il ruolo e la posizione strategica dell'Italia nel «mondo libero».

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