«Accusano Scaramella per colpire la Mitrokhin»

L’ex consulente interrogato 7 ore: «Un mandante politico dietro gli attentati»

da Roma

Sette ore di interrogatorio «collaborativo», come dirà alla fine l’avvocato Sergio Rastrelli, hanno consentito al pm Pietro Saviotti di affermare che «l’interrogatorio di garanzia si è concluso». Mario Scaramella «ha risposto a tutte le domande dei Pm», riferisce sempre il legale ai cronisti che da ore stazionavano davanti al carcere di Regina Coeli, dove si è svolto l’interrogatorio dell’ex-consulente della commissione Mitrokhin, in carcere dal 24 dicembre con l’accusa di calunnia aggravata e continuata. Alla fine dell’interrogatorio Rastrelli ha chiesto per il suo cliente gli arresti domiciliari, e il gip ha garantito che darà risposta entro cinque giorni.
Poche le notizie filtrate dopo il lungo interrogatorio. Un dato che sembra certo è che l’imputato non ha consegnato alcun dvd, né documenti, come ha dichiarato Saviotti. Mentre il difensore avrebbe preannunziato una memoria scritta. Nell’interrogatorio sarebbe anche emersa la figura di «un esponente politico, possibile mandante dei presunti attentati organizzati contro Mario Scaramella e Paolo Guzzanti, presidente della commissione Mitrokhin». Scaramella sarebbe accusato di calunnia aggravata in quanto avrebbe dichiarato che l’ex esponente del Kgb Aleksander Talik avrebbe avuto mandato da un personaggio politico per organizzare attentati contro di lui e Guzzanti.
Questo «personaggio politico» sarebbe però totalmente sconosciuto allo stesso ex presidente della Mitrokhin: «Non so nulla di alcun esponente politico che avrebbe dato incarichi a Talik. Alla notizia di alcune azioni nei miei confronti decisi con la mia famiglia di lasciare per un po’ l’Italia». Ma Guzzanti ha dovuto difendersi anche dalle accuse lanciate contro di lui da Andrea Papini, il vicepresidente della Mitrokhin, prodiano della Margherita. Papini ha sostenuto che «le informazioni di Scaramella date alla commissione sono state usate a scopo elettorale il 5 aprile (si votava il 9). Esattamente per screditare Romano Prodi». Pronta la replica dell’ex presidente della Mitrokhin: «Ho citato non Scaramella ma un altro documento pubblico e ufficiale e cioè l'intervento del deputato britannico Gerald Batten del 3 aprile 2006, il quale chiese che l'Europarlamento aprisse un inchiesta sull'ex presidente della Commissione Prodi e le sue relazioni con l'Urss. Batten raccontò che Alexander Litvinenko gli aveva detto: “Il generale Anatolij Trofimov, vicecapo del Fsb (servizio segreto russo) mi disse che in Italia ci sono molti agenti del Kgb fra i politici e che Romano Prodi è il nostro uomo là”. Come tutti sappiamo, fare ipotesi sul passato del professor Prodi porta sfortuna: Trofimov è stato ucciso, Litvinenko anche e Scaramella è in galera». E aggiunge: «Non si vuole colpire Scaramella ma i risultati della commissione Mitrokhin e l’intelligence italiana».
Il senatore Guzzanti accusa il quotidiano La Repubblica che con i suoi articoli «insinua che sarei lo spregiudicato architetto di una trappola ai danni di un non meglio precisato personaggio politico, trappola consistita nella messa in scena di un falso attentato contro di me». E prosegue: «Giuseppe D’Avanzo (il giornalista di Repubblica), traccia il solco che la magistratura è chiamata a seguire».

A proposito dell’attentato a Guzzanti paventato da Scaramella, il 16 gennaio è prevista una perizia sulle telefonate criptate di quel Stakhurkyy trovato a Teramo in possesso di due finte bibbie con dentro due granate. Scaramella sarà sentito anche dalla Procura di Bologna per l’inchiesta su un ritrovamento di barre d’uranio.

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