Lorenza Formicola
In Francia, come in tanti angoli dell'Occidente, la critica all'islam è sinonimo sia di guai giudiziari sia di ritorsioni da parte dei fondamentalisti. Paura, tristezza e rassegnazione albergano nel cuore e nell'aria di un Paese che dai suoi governanti ha ricevuto solo sterili invettive contro un fantomatico «fanatismo». Dalle dichiarazioni non è mai emerso contro chi stesse combattendo la Francia, o almeno da chi dovesse difendersi. Eppure negli ultimi anni non è mai stata capace di scansare il terrorismo islamico. E quante volte chi osato criticare il mandante di quelle stragi e ha messo in dubbio che l'islam sia una «religione di pace» si è visto comminare multe di migliaia di euro e ha dovuto risponderne in tribunale. La libertà di espressione in Francia è stata mortificata molto spesso. E se Charlie Hebdo è stato il caso più eclatante, oltre che drammatico, prima della strage alla redazione del giornale satirico, già altri scrittori e giornalisti hanno dovuto subire la persecuzione giudiziaria per avere criticato la violenza islamica.
Era il 2010, per esempio, e lo scrittore Michel Houellebecq veniva convocato in tribunale per aver affermato che l'islam è una religione «stupida». La prima sentenza giudiziaria contro il polemista Éric Zemmour risale invece al 2011. Il sito web Riposte Laïque venne istituito nel 2007 per combattere la censura, difendere la laicità e preservare il diritto di criticare l'islam: le querele contro il suo fondatore, Pierre Cassen, sono diventate in breve travolgenti. Il 20 gennaio 2018, Pierre Cassen è stato condannato per «incitamento all'odio contro i musulmani», sulla sua fedina una multa di 12mila euro e tre mesi di carcere. E se la permanenza dietro le sbarre gli è stata sospesa, potrebbe rischiarla nuovamente: prossimamente verrà processato di nuovo per il medesimo reato. Se ciò dovesse verificarsi Pierre Cassen sarà il primo cittadino di una democrazia occidentale a finire in carcere per avere criticato una religione. Nel mirino, un articolo in cui viene denunciato un islam in guerra contro l'Occidente e un Corano in cui non occorre leggere tra le righe per stanare l'incitamento a uccidere gli infedeli.
Per un breve momento è sembrato che difendere l'Occidente e una sana libertà d'espressione fossero tornate a essere delle priorità in Francia, ma l'elezione del presidente Emmanuel Macron ha acuito un clima già teso. E sono in tanti ad ammettere che ormai la situazione è peggiorata. Il 20 giugno 2017, il neopresidente partecipava a una cena iftar post-ramadan e pensò di lasciare ai posteri un messaggio chiaro: «Nessuno dovrebbe credere che l'islam non sia compatibile con la Repubblica, nessuno dovrebbe dire che la Francia rifiuta la fede musulmana e che il tentativo di dare all'islam l'immagine di una religione che condanni l'omicidio e il terrore deve essere condannato». Dalla tassa halal al Grande imam di Francia, è così che Macron vuole «ristrutturare» l'islam. Una tassa sui prodotti halal per finanziare il culto musulmano; una riorganizzazione del Consiglio francese della fede musulmana per ridurre l'influenza dei paesi stranieri (arabi e no) e la creazione di Grande imam di Francia, un programma da non prendere sotto gamba. Macron ha chiesto anche che la lingua araba venga insegnata in ogni liceo.
Intanto resta ancora in bilico la famosa legge sulle «notizie false» (fake news) promossa dal presidente della Repubblica. Se la legge verrà adottata, la stampa che non diffonderà le notizie che il governò bollerà come «vere», rischierà la censura. E chissà chi sarà in cima alla lista dei super controllati. Per adesso la libertà di espressione è un bene di lusso. E ne sa qualcosa Eric Zemmour - saggista e giornalista francese - citato in giudizio dall'associazione EuroPalestine e costretto a rispondere del reato di «incitamento alla discriminazione e all'odio contro le persone di fede musulmana» per avere osato affermare che «l'islam moderato non esiste».
A oggi, comunque, è la stessa legge francese a essere utilizzata per sopprimere ogni critica all'islam. È l'unico credo a non essere messo in discussione e nessun procedimento viene avviato per condannare altre forme di razzismo. Come quello contro gli ebrei. Messo in scena senza peli sulla lingua, per esempio, dal movimento islamico Nativi della Repubblica. Regolarmente sul loro sito si leggono invettive contro «gli ebrei avidi controllano il sistema finanziario globale» o «i sionisti uccidono i bambini palestinesi per il gusto di farlo», o, ancora, articoli che condannano l'atteggiamento (occidentale) giudicato «razzista» nei confronti di Tariq Ramadan - il pensatore ginevrino, eminenza grigia per l'Occidente, oggi conclamato stupratore. Houria Bouteldja, portavoce del movimento dei Nativi della Repubblica, ha persino pubblicato un libro che descrive gli ebrei come malvagi sostenitori dell'islamofobia e afferma che l'Olocausto è «infinitamente meno di un dettaglio» della storia. Recentemente ha preso parte a manifestazioni anti Israele in cui sono state sventolate le bandiere di Hamas e Hezbollah. Ma non vedrete mai la sua faccia al notiziario della sera che la bolla come una razzista o istigatrice all'odio, né la procura francese aprirà mai un fascicolo a suo carico. Per non parlare, poi, della quotidiana mortificazione del cattolicesimo: nessuno rischierà mai anche una sola ora di galera per mandare in tournée una rappresentazione teatrale in cui il volto di Cristo viene ricoperto di feci come accade in Francia con la commedia intitolata Sul concetto del volto di Dio. Ma se un uomo lascia cadere fette di prosciutto davanti una moschea viene spedito in carcere.
Nel 2011 Marwan Muhammad, portavoce del Collettivo contro l'islamofobia in Francia, dichiarava: «Chi ha il diritto di dire che tra trenta e quarant'anni la Francia non sarà un paese musulmano? Nessuno in questo paese ha il diritto di estinguere il nostro diritto alla speranza per una società che è globalmente fedele all'islam».L'islam oggi risulta essere sicuramente una religione più uguale delle altre e l'islamizzazione della Francia sembra inarrestabile. Ed è vietata qualsiasi critica.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.