I quartieri e le strade li conosciamo tutti a memoria perché sono sempre gli stessi: via Padova, l'area che gravita attorno a piazzale Selinunte a San Siro, il Corvetto, il Giambellino, il Lorenteggio. Zone difficili, altamente popolate e popolari, con forti contraddizioni tipiche da aree ghetto e con sacche di degrado. Anche perché gli stranieri di cultura araba sono la prevalenza e la volontà (o le semplici capacità) di integrazione sono quelle che sono. Gli episodi degli ultimi giorni la dicono lunga su quanto la mitteleuropea Milano di cui si favoleggiava durante l'Expo del 2015 in certi reticolati di vie tutte uguali e palazzoni Aler della periferia meneghina non sia mai apparsa nemmeno in sogno. Qualche giorno fa al Corvetto un ragazzino egiziano ha chiesto a un connazionale e quasi coetaneo una sigaretta e, con il pretesto che durante l'attuale periodo di Ramadan non si fuma, è stato assalito dal ragazzo e da altri suoi due amici (tra cui una ragazza italiana) per essere rapinato. In un simile contesto purtroppo l'«humus» è fecondo perché accada quel che è accaduto all'arrivo della polizia, quando le «Volanti» sono state circondate da stranieri e italiani che volevano impedire l'arresto. Lo stesso vale per quanto accaduto giovedì pomeriggio in via Padova durante l'arresto di un pregiudicato algerino minorenne che, una settimana prima, insieme ad altri due ragazzi stranieri, aveva scippato un prezioso orologio a un turista in pieno centro: i «Falchi» della squadra mobile si sono trovati in forte difficoltà, circondati dagli stranieri (e dagli antagonisti) chiamati a raccolta dalle urla in arabo dell'algerino che voleva sottrarsi all'arresto; un poliziotto è rimasto leggermente ferito.
«Una violenza, un'arroganza e un senso di impunità sempre più radicati, che si traducono in rischi maggiori per donne e uomini in divisa» dichiara Valter Mazzetti, Segretario generale Fsp Polizia di Stato.
«È desolante pensare come venga continuamente contestato, criticato e condannato ogni nostro minimo gesto, che comunque compiamo per rispondere ai nostri precisi doveri e per assolvere a un servizio pubblico, mentre che si attacchi apertamente dei poliziotti in servizio è diventato quasi normale - gli fa eco Giuseppe Camardi, Segretario Fsp Milano. E conclude: «Per noi è pura follia, perché gesti del genere dovrebbero suscitare una reazione forte e consapevole da parte di tutta la comunità, dalle Istituzioni in poi».
«Servirebbe - ha detto, intervenendo un mese fa al convegno Milano quale modello di sicurezza? Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di polizia Coisp - un maggiore coordinamento tra le Forze di Polizia, perché se da un lato è importante che l'autorità di pubblica sicurezza abbia una visione a 360 gradi delle problematiche più diffuse e possa
coordinare le operazioni, è pur vero che per eseguire al meglio ogni attività e arrivare a una effettiva rimozione delle cause che generano criminalità, è necessario che a ogni istituzione venga assegnato un compito ben preciso».
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