"È un membro della famiglia di Carlo III". La teoria sull'identità di Jack lo Squartatore

Dietro l’ombra del più famoso serial killer di tutti i tempi, Jack Lo Squartatore, si sarebbe nascosto uno dei personaggi più in vista della royal family britannica

"È un membro della famiglia di Carlo III". La teoria sull'identità di Jack lo Squartatore

Chi era davvero Jack Lo Squartatore? Nessuno è mai riuscito a dare un volto e un nome all’assassino più celebre e studiato di sempre. Il mistero sfuggente di questo serial killer non è dovuto tanto alla sua intelligenza o alla sua abilità nel non lasciare tracce. Molto probabilmente Lo Squartatore riuscì ad approfittare degli errori, delle lacune e delle incertezze che costellarono tutta la fase investigativa. Per qualcuno, però, il mostro di Whitechapel avrebbe anche potuto contare su una possibile posizione sociale talmente elevata da consentirgli di agire indisturbato. Una totale immunità che sarebbe derivata addirittura dalla Corona britannica.

I cinque omicidi

Di Jack Lo Squartatore sappiamo pochissimo. La sua storia è avvolta nella stessa oscurità che caratterizzava le notti di Whitechapel, la zona malfamata dell’East End di Londra in cui l’assassino commise almeno cinque dei suoi omicidi tra l’estate e l’autunno del 1888. Infatti molti studi concordano sulla teoria secondo la quale le vittime potrebbero essere molte di più di quelle accertate, addirittura sedici in totale (le cinque di cui parlano tutti i resoconti, più altre undici). Tale incertezza ha avuto origine nella notevole quantità di aggressioni contro le donne che si verificarono all’epoca e, più in generale, nel clima violento che regnava a Whitechapel.

Lo Squartatore agì in una delle zone più turbolente, povere e sovraffollate di Londra, dove la criminalità sembrava inarrestabile e le condizioni di vita erano a dir poco precarie. Quasi un microcosmo a parte rispetto al resto della città, dove le leggi e la solidarietà umana arrivavano molto di rado. Gli omicidi avvennero in un contesto di indigenza e di tensioni sociali così forti e ingestibili da essere diventate, in un certo senso, uno degli strumenti grazie ai quali il serial killer evitò la giustizia.

La prima vittima, Mary Ann Nichols (43 anni), venne ritrovata alle 3.45 del mattino del 31 agosto 1888 a Buck’s Row. Il corpo della seconda, Annie Chapman (47 anni), fu rinvenuto alle 6 circa dell’8 settembre 1888. Il cadavere di Elizabeth Stride (44 anni), era all’interno di un portone a Berner Street e fu trovato da un cocchiere verso l’una di notte del 30 settembre 1888. Quella stessa notte venne scoperto, a Mitre Square, anche il corpo della quarta donna assassinata, Catherine Eddowes (46 anni). La quinta e ultima vittima attribuita al serial killer, Mary Jane Kelly (25 anni), venne rinvenuta il 9 novembre 1888 alle 10.45 circa nella sua stanza a Miller’s Court.

Il modus operandi fu quasi sempre lo stesso: sgozzamento, mutilazioni e asportazione di organi interni. Solo il cadavere di Elizabeth Stride non fu toccato (a parte lo squarcio alla gola): secondo gli investigatori l’arrivo del cocchiere che trovò il cadavere potrebbe aver distratto Jack Lo Squartatore, impedendogli di continuare lo scempio. Prova ne sarebbero anche le orrende ferite sul corpo della Eddowes: come se l’assassino avesse sfogato su di lei la furia che aveva dovuto trattenere subito prima con la Stride, per non essere scoperto.

Mary Ann, Annie, Elizabeth, Catherine e Mary Jane erano tutte donne povere, che vivevano ai margini della società, con un passato pesante alle spalle. Per decenni gli studiosi e l’opinione pubblica hanno creduto che fossero prostitute. Il libro “Le Cinque Donne. La storia Vera delle Vittime di Jack Lo Squartatore” di Hallie Rubenhold (Neri Pozza, 2020) mette in discussione questa tesi, approfondendo la quotidianità delle vittime dello Squartatore.

A dire il vero in 136 anni di studi è stata dedicata molta più attenzione all’identità dell’assassino che alla personalità e alle storie delle sue vittime. Per certi versi era inevitabile che ciò accadesse, visto che nessuna delle teorie sul vero volto di Jack Lo Squartatore è mai stata provata in maniera incontrovertibile.

Chi era Jack Lo Squartatore?

Il 31 dicembre 1888 venne trovato nel Tamigi il corpo di un giovane avvocato, Montague John Druitt, figlio di un famoso medico di Londra. L’uomo si sarebbe suicidato. La polizia, notando la coincidenza tra questa morte e la fine degli omicidi (accertati) di Whitechapel, arrivò a supporre che dietro Jack Lo Squartatore si celasse proprio Druitt.

Secondo un’altra ipotesi l’assassino sarebbe stato George Chapman (nato Seweryn Klosowski), apprendista chirurgo che emigrò dalla Polonia a Londra. L’uomo, che viveva a Whitechapel nel periodo degli omicidi, avrebbe avvelenato tutte e tre le sue mogli. Venne impiccato nel 1903. Anche il barbiere polacco di origine ebraica Aaron Kosminski fu accusato di essere lo Squartatore. Aveva una bottega nel quartiere in cui furono uccise le cinque donne e soffriva di schizofrenia. Fu ricoverato in manicomio nel 1894, dove morì 25 anni dopo, nel 1919.

Tra gli altri accusati troviamo John Pizer, calzolaio ebreo polacco di Whitechapel e addirittura Lewis Carroll, autore di Alice nel Paese delle Meraviglie (ipotesi giudicata infondata). Questi sono solo alcuni dei nomi più importanti di una lunga lista di sospettati in cui figura anche un personaggio eccellente: “Un membro della royal family”, come ha scritto Royal Central. Un antenato di Carlo III, per la precisione.

Il nipote della Regina

Nel 1962 spuntò una tesi sorprendente sulla possibile identità dello Squartatore. Nella sua biografia dedicata a Edoardo VII lo scrittore Philippe Jullian puntò il dito contro Alberto Vittorio di Sassonia Coburgo-Gotha (1864-1892), duca di Clarence, figlio proprio di Edoardo VII e nipote diretto della regina Vittoria. Il duca era il promesso sposo di Mary di Teck (la nonna della regina Elisabetta), ma morì di polmonite a Sandringham il 14 gennaio 1892. Mary sposò il futuro Giorgio V, fratello minore di Alberto Vittorio, nel 1893.

Stando alla ricostruzione di Jullian il duca di Clarence avrebbe iniziato a uccidere prostitute come una sorta di vendetta dopo aver contratto la sifilide da una di loro. In questa strana storia, però, ci sono ben quattro falle: l’autore non specificò le sue fonti, cosa che dovrebbe già metterci in guardia. Secondo gli studi più recenti, poi, le vittime dello Squartatore non sarebbero state prostitute. La teoria della malattia venerea non è mai stata provata e, infine, i documenti dell’epoca ci dicono che il duca avrebbe avuto un alibi per tutti gli omicidi.

Infatti tra la fine di agosto e l’inizio del settembre 1888, cioè all’epoca del primo assassinio, Alberto Vittorio sarebbe rimasto nello Yorkshire, poi si sarebbe spostato a York proprio nei giorni del secondo omicidio. Alla fine di settembre, quando furono scoperte la terza e la quarta vittima, il duca sarebbe arrivato in Scozia e nelle ore del quinto decesso si sarebbe trovato, invece, a Sandringham.

Il complotto contro il duca di Clarence

C’è anche una seconda teoria, ancora più fantasiosa, riguardante Alberto Vittorio: infatti nel libro “Jack The Ripper. The Final Solution (1976) di Stephen Knight, (che ha dato origine alla serie a fumetti “From Hell” (1991-1996) di Alan Moore e al film del 2001 “La Vera Storia di Jack lo Squartatore”, con Johnny Deep), viene descritto addirittura un presunto complotto nato alla corte britannica per proteggere la Corona da uno scandalo.

Stando a questa tesi Alberto Vittorio avrebbe sposato in segreto una ragazza cattolica, Annie Elizabeth Crook e la coppia avrebbe avuto una bambina. La regina Vittoria, venuta a conoscenza della condotta del nipote, avrebbe chiesto consiglio al Primo Ministro, Lord Salisbury. Così il medico reale Sir William Gull avrebbe ricevuto l’incarico di rapire Annie e, nel tentativo di cancellare i ricordi della giovane relativi al matrimonio e alla gravidanza, l’avrebbe portata alla pazzia.

A questo punto la storia diventa ancora più bizzarra: la figlia del duca di Clarence sarebbe stata affidata alle cure di Mary Jane Kelly (la quinta vittima dello Squartatore), la quale avrebbe rivelato l’identità della bimba alle sue amiche, ovvero Mary Ann Nichols, Elizabeth Stride e Annie Chapman e Catherine Eddowes. Poiché ormai troppe persone sarebbero state a conoscenza del segreto di Alberto Vittorio, il governo britannico avrebbe deciso di chiudere definitivamente la faccenda, assoldando un sicario che uccidesse le testimoni: Jack Lo Squartatore.

È evidente che il racconto, seppur agghiacciante, non sta in piedi: nessuno ha mai provato che le cinque vittime accertate del maniaco fossero amiche. Anche il passaggio riguardante il dottor Gull e i presunti tentativi di cancellare la memoria di Annie appaiono surreali, come pure il matrimonio del duca di Clarence con una donna cattolica. Senza contare che nulla di tutto questo è mai stato dimostrato.

Inoltre il serial killer si è accanito sulle sue vittime. Ha infierito sui loro corpi in maniera così violenta, sadica e crudele da attirare l’attenzione dei cittadini e della stampa.

Un modus operandi che non sembrerebbe quello di un sicario, cioè di una persona pagata per uccidere nel modo più rapido e silenzioso possibile. L’identità di Jack Lo Squartatore resta ancora un mistero. Tuttavia, forse, una possibile soluzione, seppur complicata da trovare dopo tutto questo tempo, non va cercata nella royal family britannica.

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