Aggredì due ragazzi gay, Svastichella condannato a 7 anni

Sette anni di carcere per aver aggredito due giovani omosessuali. È la pena inflitta ieri con il rito abbreviato a «Svastichella» dal gup Rosalba Liso. «Una sentenza storica», per l’Arcigy Roma, che aveva chiesto e ha ottenuto un euro simbolico di risarcimento. Alessandro Sardelli è stato ritenuto colpevole di tentato omicidio, lesioni e porto abusivo di arma bianca per aver colpito alla testa con una bottiglia Giuseppe, 31 anni, uno dei due ragazzi gay, e ferito al torace l’altro, Dino, 30 anni, con un coccio di vetro. Era la notte tra il 21 e il 22 agosto scorso. L’incontro a tre avvenne al Gay Village dell’Eur.
Il gup ha riconosciuto all’imputato il vizio parziale di mente, il pm Pietro Pollidori aveva sollecitato una condanna a dieci anni di reclusione. Alle due vittime è stata riconosciuta una provvisionale immediatamente esecutiva (10mila euro per Dino e 2mila per Giuseppe), mentre i risarcimenti saranno da stabilire in sede civile. Per Sardelli è stata anche disposta l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e quella legale per la durata della pena. È stato il perito nominato dal giudice a dichiarare Svastichella seminfermo di mente ma capace di stare in giudizio. «Il soggetto, che ha 40 anni, dall’età di 15 è tossicodipendente. È una persona che assume regolarmente psicofarmaci e abusa di alcol. L’aggressione è maturata in questo quadro», ha spiegato in aula il professor Francesco Raimondo, per il quale Sardelli è «pericoloso per sè e per gli altri» e compatibile con il regime carcerario. E infatti dal 25 agosto l’imputato è rinchiuso a Regina Coeili. Un’altra perizia, nel maggio 2009, lo aveva riconosciuto paranoico, con personalità borderline e affetto da manie di persecuzione. Nell’interrogatorio di garanzia Sardelli aveva ammesso le sue responsabilità, negando però di avercela con i gay: «Ho amici omosessuali, non ho nulla contro di loro, in genere. Ma quei due non si stavano solo abbracciando...». Dopo averli incontrati casualmente, però, nella sua testa scattò qualcosa e nacque una discussione. Secondo Svastichella sarebbe stato offeso e insultato per aver chiesto ai due ragazzi di smetterla con le effusioni. Dalle parole passò ai fatti, impugnando una bottiglia.
Riccardo Radi, difensore di Svastichella, ritiene la sentenza «ingiusta». «Proporremo appello - anticipa il legale - per una condanna che appare eccessiva se si tiene conto della scelta del rito, l’abbreviato, e la seminfermità dell’imputato». Radi racconta che sia la madre che il fratello dell’imputato sono schizofrenici e che lui, nonostante il soprannome, non ha mai svolto attività politica. «È chiamato Svastichella dalla prima media per la sua abitudine di disegnare simbolici politici - spiega - Ma non ne conosce e forse non ne ha mai conosciuto il significato». Molto soddisfatto Daniele Stoppello, l’avvocato dell’Arcigay: «È la prima volta che la nostra associazione viene accettata come parte civile. É stato riconosciuto un danno diretto e immediato. Quella fornita dal giudice è stata una risposta al legislatore che non ha saputo approvare neanche l’aggravante per i reati di omofobia. Possiamo dire che è stata fatta giustizia e lo si è fatto in modo celere e corretto». «La giustizia ha compiuto un passo in avanti - gli fa eco il presidente dell’Arcigay, Fabrizio Marrazzo - che ancora le leggi, in termini di difesa dei diritti omosessuali, non ha compiuto».
Anche il Comune di Roma si era costituto parte civile nel processo.

Il sindaco Gianni Alemanno è soddisfatto per la sentenza, ritenuta «severa e giusta»: «Il mio auspicio adesso è che a questa pronuncia, che deve costituire monito nei confronti di tutti coloro i quali ritengono la violenza una strada percorribile, segua la certezza della pena».

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