«Aida» sbarca sul prato di San Siro E si trasforma in un vero kolossal

I puristi facciano pure un salto sulla sedia. Sabato, alle ore 20,30, l’opera lirica sbarca in uno stadio di calcio, il San Siro di Milano. Si tratta di Aida di Giuseppe Verdi, un’opera nella sua essenza intimista, ma con spunti che, se studiati e ingigantiti ad arte, la possono trasformare in un kolossal. E che kolossal sia, s’è detta Loretta Braschi, impresaria romagnola specializzata nelle cure ingrassanti di opere pensate per essere esportate in grandi spazi. È lei la produttrice di questo titolo, e così pure del Nabucco in versione kolossal atteso il 22 giugno allo stadio Olimpico di Torino.
Per Milano, la Braschi ha voluto un direttore d’orchestra di casa, anche se di carriera extra-lombarda, per la verità: ha diretto stabilmente l’Orchestra Sinfonica Siciliana, ora la Filarmonica del Comunale di Bologna e il Petruzzelli di Bari. Ma anzitutto è l’anima del Festival Puccini di Torre del Lago. In sintesi, costui è Alberto Veronesi, figlio di Veronesi il Grande, e che di Aida ne ha diretta una sola, in forma di concerto (senza scene e costumi), al Marinskij di San Pietroburgo, un teatro-bomboniera piuttosto minuto. È insomma alla sua prima vera e propria Aida, eppure Veronesi jr non pare spaventato dalle masse ciclopiche che avrà fra le mani, e cioè una doppia orchestra, la sua del festival Puccini più la Sinfolario. Il Coro conta 150 elementi, così tanti che sono state fuse diverse formazioni con aggiunti che vengono da tutt’Italia. Fra i solisti, il soprano greco Dimitra Theodossiou nel ruolo di Aida, mentre Amneris sarà l’americana Tichina Vaughn. Radames il vincitore è Walter Fraccaro. Massa di artisti che, aggiunta alle 300 comparse (a proposito: la Braschi vuole altre comparse, candidatevi) e i tecnici completa il quadro di 600 persone mobilitate per l’operazione.
Le grandi proporzioni cui ci ha abituato l’Arena di Verona (sede dello storico Festival) impallidiscono di fronte a questa Aida che dispone di un palcoscenico di 1.250 metri quadrati (50 per 25), con un tempio centrale alto 12 metri, scalinata alta 3 e lunga 15 metri, e piramidi laterali fra i 7 e i 10 metri. Più il gioco di statue, alte 6, ci spiega Renato Bonajuto, il regista che ci anticipa la scena clou dello spettacolo-Aida: il celeberrimo trionfo. «Si farà avanzare una maschera alta 9 metri, ispirata a quella di Tutankhamon. Il balletto che l’accompagna vede 16 danzatori replicare la battaglia fra egizi vincitori ed etiopi sconfitti. Ci saranno anche aspetti di danza acrobatica».
Gli italiani inventarono l’opera e pure la struttura del teatro dove produrla, un luogo bello a vedersi e ventre acustico in cui non perdersi la minima sfumatura, i batticuori impercettibili dei personaggi, la mimica facciale. Che ne sarà di tutto ciò a San Siro? «Dimentichiamoci - dice Veronesi - le finezze assicurate dalle sale pensate per la musica. L’operazione San Siro ha senso perché attrae persone che non oserebbero mai andare in un teatro. San Siro riporta l’opera ad essere ciò che era nell’Ottocento, un genere popolare. So che si stanno vendendo parecchi biglietti (10mila fino a ora, ndr). E questo dimostra che se l’opera vende, allora non è elitaria, dunque va supportata dallo Stato». Il direttore ammette di aver frequentato, in questi anni siculi, soltanto lo stadio di Palermo, ma conta di tornare assiduamente come un tempo al San Siro.

A fare il tifo per il Milan o per l’Inter? «La mia famiglia è interista, ma sono entrambe grandi squadre», risponde.
Intanto il prodotto in formato extra-large piace all’estero tanto che l’Aida kolossal è prenotata in Cina, a Helsinki, New York e Lisbona.

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