Aids, è allarme in Regione:

Sono circa 25mila le persone malate di Aids in Lombardia. Di queste, 13.500 sono curate con terapie antiretrovirali. I costi dei trattamenti sono altissimi: 9mila euro all’anno per ogni paziente, per una spesa totale, in tutta la regione, di 150 milioni di euro. Che comprendono farmaci, ricoveri (duemila in più ogni anno) e controlli ambulatoriali. Altri dieci milioni di euro all’anno sono spesi per garantire ai sieropositivi un’adeguata rete assistenziale: hospice, comunità alloggio - i posti letto disponibili sono 250 - e centri diurni. I dati diffusi da Unaids tracciano un quadro preoccupante: «Abbiamo paura che in alcune regioni si arrivi a non arruolare più pazienti a fine anno - avverte Rosaria Iardino, presidente del Network persone sieropositive -. Questo è un rischio molto grave, come se il virus dell’Hiv potesse aspettare fino a gennaio». Proprio per garantire l’accesso dei pazienti a terapie efficaci e aumentare le diagnosi senza far lievitare i costi, in Lombardia nasce un progetto pilota promosso da San Raffaele, ospedale Sacco e Pirellone con il supporto di Janssen Cilag e il contributo del Cergas università Bocconi. Per un anno, a partire dal primo trimestre del 2009, in nove centri di infettivologia della regione saranno condotte ricerche per verificare quali siano gli strumenti migliori per ottimizzare l’impiego delle risorse destinate ai pazienti sieropositivi. «Occorre rendere più appropriata e attenta la prescrizione dei farmaci - spiega Adriano Lazzarin, direttore del dipartimento di Malattie infettive del San Raffaele -. Fino a oggi i sieropositivi in Italia sono stati assistiti e curati nel migliore dei modi, ma si può fare ancora di più per portarli a una completa normalizzazione e, soprattutto, per far emergere tutti i casi ancora sommersi». L’obiettivo della ricerca è arrivare, attraverso il confronto fra gli esperti e l'analisi dei percorsi diagnostici terapeutici assistenziali esistenti, a indicazioni su come migliorare la qualità della vita dei malati, orientando al tempo stesso il comportamento degli specialisti e i modelli organizzativi delle strutture di offerta. Per creare, in Lombardia e poi in tutto il Paese, centri di eccellenza in grado di competere con le migliori strutture europee e americane. «Il progetto - conferma Carlo Lucchina, direttore generale dell’assessorato regionale alla Sanità - è sicuramente un ulteriore strumento di conoscenza e valutazione sull'infezione da Hiv.

Consentirà, quindi, di conoscere meglio le prestazioni diagnostico-terapeutiche di cui i cittadini usufruiscono e migliorarne i costi. Senza dimenticare, però, che l’obiettivo non è solo l’equilibrio di bilancio, ma il miglioramento dell’appropriatezza e della qualità delle cure».

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