In aiuto dei bambini siriani

Guerra e amore a Damasco. Ogni giorno la capitale siriana è devastata dalle bombe. Cresce il rischio di un intervento militare statunitense. Si intensificano gli appelli per la pace. La popolazione civile è stremata. Due milioni sono i rifugiati siriani in Libano, Giordania, Turchia. Un terzo della popolazione siriana (20,8 milioni) ha lasciato le proprie case. Le sofferenze ed i traumi colpiscono i bambini, i più fragili.
Proprio a loro pensa Alessandro Frigiola il cardiochirurgo italiano che a Damasco ha realizzato un centro di cardiochirurgia per salvare i bimbi con gravi cardiopatie congenite che vanno incontro a morte certa. Nel mondo sono più di cinque milioni i bambini malati di cuore. Ogni anno ne nascono un milione, di cui 800mila non hanno speranza di vita perché privi di medici e strutture ospedaliere adeguate.
Frigiola, vicentino, primario cardiochirurgo al Policlinico di San Donato milanese, nel 1993 ha costituito, assieme allqa dottoressa Silvia Cirri, con un grande slancio di amore, l'Associazione Bambini Cardiopatici nel Mondo. Oggi, con il supporto volontario dei più affermati cardiochirurghi e di oltre 150 volontari organizza missioni di speranza e progetti di sviluppo per salvare la vita a molti bambini. Ogni missione si svolge con una equipe specializzata che spesso porta con sé parte dei materiali sanitari necessari (strumenti chirurgici, medicinali, protesi cardiache). Nei Paesi in via di Sviluppo i medici visitano i bambini e identificano quelli da operare subito. Nei 5 giorni della missione vengono fatte le analisi e le diagnosi a circa 250 bambini, se ne operano 2 al giorno mentre gli altri vengono curati e assistiti. In due decenni di attività l'Associazione ha effettuato oltre 310 missioni operatorie e più di 2.116 interventi cardiochirurgici. Ad oggi ha offerto, con il Policlinico San Donato, 282 borse di studio per medici stranieri ed ha partecipato alla realizzazione di centri cardiochirurgici oltre che a Damasco, a Shisong (Camerun) e due Terapie Intensive Pediatriche post operatorie al Cairo ed a Lima. Il Perù è uno dei Paesi con la più alta percentuale di mortalità infantile: quattro bambini su dieci non superano il primo anno di vita. Le cardiopatie congenite sono la seconda causa di decessi: ogni anno si registrano oltre 3mila nuovi casi. Inoltre sono 1400 i bambini che necessitano di un intervento al cuore.
«Si doveva fare qualcosa -afferma - per quei bambini di un Paese grande quattro volte l'Italia, con 24 milioni di abitanti, ma limitate risorse sanitarie». Dal febbraio 2003 il suo team ha raggiunto il Perù quattordici volte. Ne è nato un piano che prevede un Centro di cardiochirurgia pediatrica nella capitale peruviana e la realizzazione di una Rete di Centri situati nei punti strategici del Perù: le Ande, l'Amazzonia, il deserto del Sud, per tutti i bambini peruviani con malformazioni cardiache. Un nuovo progetto di solidarietà sta per decollare, verrà realizzato entro l'aprile del prossimo anno. Otto le missioni operatorie cardiochirurgiche previste in quattro Paesi: Kurdistan Iracheno (3 missioni presso l'Azadi Heart Center di Duhok), Egitto (2 missioni presso il Police Hospital del Cairo), Camerun (2 missioni presso il Cardiac Center di Shisong) ed Etiopia (1 missione presso il Children Cardiac Center di Addis Abeba).

Nell'ambito di questo progetto - e proprio in occasione del suo ventennale - l'associazione Bambini Cardiopatici nel Mondo promuove una campagna di sensibilizzazione - raccolta fondi per sostenere queste missioni. Fino al 15 settembre è possibile donare 2 euro inviando un SMS o chiamando il numero 45506 ( informazioni: www.bambinicardiopatici.it).

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