Albertoni: "La Cina può crescere anche in questo settore"

Pubblichiamo una sintesi dell’intervento di Anton Francesco Albertoni, presidente di Ucina-Confindustria Nautica, al forum di Shanghai

Albertoni: "La Cina può crescere anche in questo settore"

Sono qui in rappresentanza di tutta l’industria nautica italiana per portare una testimonianza e condividere con voi alcune riflessioni sul ruolo che la nautica da diporto può rivestire nell’evoluzione economica e sociale del Sistema Paese. L’industria nautica italiana è la prima in Europa, la seconda dopo quella Usa, ma soprattutto la prima assoluta al mondo nel segmento delle barche sopra i 24 metri. Da circa un mese l’Italia, tramite un nostro vicepresidente, Lorenzo Selva, ha assunto la presidenza di Icomia, l’associazione mondiale della nautica che annovera le 36 principali nazioni del settore, compresa quella cinese. Le nostre analisi ci dicono che la nautica da diporto è il comparto che dimostra la più alta capacità di generare ricchezza e occupazione nell’ambito del cluster marittimo, molto più del settore marittimo. E quindi rappresenta uno strumento strategico per lo sviluppo economico e sociale di una nazione. Rispetto al navale mercantile, alla pesca, alle riparazioni navali, la nautica da diporto, per il turismo che sa generare, ha un moltiplicatore del reddito che da 2,1 passa a 4,5. Per 1000 euro investiti in questo settore, si mette in moto una produzione di 4.500 euro. Il dato si riscontra in modo speculare anche per il moltiplicatore totale dell’occupazione (7,9), il più alto fra i settori del cluster marittimo. Le infrastrutture, indispensabili in una nazione moderna che voglia competere con gli altri player mondiali sono lo strumento essenziale per supportare qualsiasi progetto imprenditoriale e sociale in questo campo. La realizzazione di infrastrutture portuali, infatti, genera sul territorio un’enorme potenzialità di sviluppo sociale ed economico: dallo shopping alla ristorazione, dall’intrattenimento alla cultura, dai trasporti alla ricettività alberghiera, dalle manifestazioni fieristiche ai servizi turistici, fino all’editoria, oltre a tutte le attività direttamente collegate all’uso e alla manutenzione della barca (ormeggio, rimessaggio, ecc). Inoltre lo sviluppo della portualità turistica in molti casi può passare attraverso la riqualificazione di strutture già esistenti. Mi riferisco alla riqualificazione dei waterfront cittadini attraverso la destinazione alla nautica di porzioni di bacini mercantili e di aree industriali sottoutilizzate o dismesse. Questa operazione si è rivelata un eccellente volano attraverso il quale attivare le economie cittadine. In Europa esistono diverse aree portuali situate nel cuore delle città storiche, la cui riqualificazione ha fatto da traino alla rinascita cittadina: Valencia, Barcellona e Genova sono alcuni esempi.

I presupposti per far crescere il mercato della nautica in Cina non sono solo quelli economici e di mercato. Sono convinto che oggi esistano le condizioni ideali per provare a indirizzare i consumi di milioni di cinesi benestanti verso prodotti per il tempo libero, come è la barca.

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