Albertoni: "Finalmente vedo un nuovo rapporto con le Istituzioni"

"Quest’anno abbiamo avuto risposte concrete dalla politica. Buon segnale". Il 2 dicembre tutti a Roma per l’assemblea generale Ucina

Albertoni: "Finalmente vedo
un nuovo rapporto
con le Istituzioni"

«Finalmente la politica ci ascolta». Anton Francesco Albertoni, presidente di Ucina-Confindustria Nautica, parla a ruota libera di Genova 2010. È soddisfatto. Poi dice: «Non immaginavo che sarei stato proprio io il presidente di Ucina nell’anno del 50°. Ho appena 47 anni… Il Nautico è più vecchio di me».
Già, la politica. Per anni ha fatto passerella, con foto sui giornali. Tante promesse mai mantenute...
«Più che promesse, stavolta mi hanno detto: avete ragione, rimbocchiamoci le maniche e lavoriamo insieme. La posizione del ministro Matteoli (strumentalizzata), o quella di Roberto Castelli (che ha parlato più da diportista che da viceministro), o ancora di Calderoli che non ce l’ha fatta a venire ma che mi ha detto: “Parliamo delle cose da fare e vediamo di farle velocemente”. Lo stesso Tajani che sì è detto disponibile a lavorare per l’uniformità delle normative europee. Beh, tutta questa attenzione per noi è un grande risultato. Non ho sentito il solito “vedremo”... Tanto è vero che io ho già rilanciato, dando appuntamento a tutti il 2 dicembre a Roma. E mi auguro che alla prossima assemblea, ci sia anche il nuovo ministro dello Sviluppo economico. Adesso aspettiamo di vedere i risultati di questo grande lavoro».
Non c’è solo il nuovo ministro, ma anche il nuovo comandante generale delle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera.
«Sì, l’incontro con l’ammiraglio Marco Brusco, nominato dal ministro Matteoli due giorni prima del Salone, è stato molto positivo. Mi ha colpito la sua concretezza. Anche lui, come noi, non ama i carteggi e le circolari “esplicative” spesso poco chiare, talvolta addirittura ambigue...».
In sostanza si sta instaurando un nuovo rapporto con tutte le Istituzioni.
«Direi proprio di sì. Mi sembra un rapporto di collaborazione molto costruttivo. Non è stata la solita passerella di politici. Con tutti ho avuto modo di sedermi a un tavolo e discutere di cose concrete, dei problemi del settore».
Parliamo del Salone.
«Abbiamo registrato una flessione di visitatori negli ultimi tre anni. Se non sbaglio circa il 18% in meno. Tuttavia questi dati si possono leggere in tanti modi. Mi spiego. Nei giorni del nautico ho sentito fare spesso questo ragionamento: “Il momento difficile non mi rende così sereno da farmi cambiare la barca, però le barche vado a vederle”. Per il settore, per noi tutti, è un segnale importante».
I suoi collaboratori dicono che in un mese lei ha dedicato 16 ore al giorno a Ucina trascurando la sua azienda…
«Diciamo che quel mese l’ho vissuto bene, come una grande cavalcata, con entusiasmo. E poi la soddisfazione dei soci, più o meno generale, mi fa dire che il prodotto Salone lo abbiamo fatto bene. Mi fa anche dire, però, che la rassegna, pur nella validità della sua formula, si deve porre l’obiettivo di dare risposte più specifiche ai vari comparti. C’è chi dice che il Salone non riesce più a portare a Genova il cliente della grande barca, che la componentistica sta vedendo meno operatori e grossisti. Indubbiamente una riflessione va fatta. Chi ha lavorato mi ha confermato che il mercato si è ripreso. Chi non ha venduto qualche colpa ce l’ha».
Un buon Salone, quindi.
«Devo dire che nei giorni centrali abbiamo recuperato quel che avevamo perso il lunedì e il martedì. È stato un buon Salone, sì è lavorato bene. La formula non si discute anche se, come ho già detto, vanno date delle risposte».
Genova e i genovesi. Come hanno risposto?
«Ancora una volta la città ha vissuto poco e male - e per evitare le solite strumentalizzazioni che ho letto nei giorni scorsi non mi riferisco alle istituzioni locali, ma ai genovesi - Il commerciante dovrebbe sentirsi coinvolto dalla grande opportunità che è il Salone. Se riuscissimo, con la Camera della moda di Milano e con Federlegno di Rosario Messina, a portare a Genova eventi collaterali sfruttando le sinergie con altri settori del made in Italy - come avviene per altre manifestazioni internazionali in tutto il mondo - sarebbe una buona cosa. Ma tutto deve essere fatto in funzione della comunità genovese. Impariamo a vivere il Salone Nautico come una grande opportunità».
In effetti qualche lamentela l’abbiamo registrata...
«Molti espositori si lamentano per musei e negozi chiusi. Il milanese, quando c’è la settimana della moda, o il Salone del mobile, si sente orgoglioso di questi eventi. Che devono essere sì coordinati dalle istituzioni, ma organizzati dai privati. Questo è il business. Mi permetto di rivolgere un garbato appello ai miei conterranei: svegliamoci tutti per dare una nuova dimensione alla nostra città.

Il Salone non è di Ucina, né della Fiera: è di tutti. Non è possibile che alcuni clienti stranieri trascorrano tre o quattro giorni a Milano e un solo giorno a Genova. Assurdo! Questa città bisogna fargliela scoprire. Promuovendola».

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