Ha fatto bene l'Istituto Bruno Leoni a ripubblicare il magnifico discorso che Aldo Canovari, recentemente scomparso, fece al Congresso del Partito liberale del 1988»: Un manifesto liberale. Anche letto oggi, o forse proprio perché riletto oggi, è più che attuale che mai. Intanto l'incipit rassegnato: «Pur consapevole della inutilità delle mie parole, prendo anch'io parte a questa liturgia surrealista che impone ai liberali di truppa di parlare a seggiole in massima parte vuote». E poi giù con la critica a un partito zanoniano che da troppi anni guardava a sinistra e che per di più elettoralmente non portava a casa alcun risultato: i liberal non sostituivano i liberali, che non votavano più il Pli. Sentite in che modo magnifico Canovari aveva il coraggio di definire di destra la linea più opportuna da tenere: «Se dunque istituire il sistema sanitario nazionale, propugnare le nazionalizzazioni, far produrre allo Stato panettoni, blue jeans e lecca-lecca, se predicare l'egualitarismo, l'assemblearismo, l'indipendenza della variabile salario, gli automatismi nelle carriere, se impiantare un regime vincolistico degli affitti, se volere norme poliziesche di collocamento, se ritenere lecite le violenze quando a compierle è il sindacato, se istituire in città da 30.000 abitanti dieci consigli di quartiere, se volere la tassa sulla salute, se criminalizzare i lavoratori autonomi, se pretendere di risanare il deficit aumentando le entrate, se tutto questo (e molte altre cose del genere) è stato finora, ed è ancor oggi politica di sinistra, ebbene allora poiché la nostra politica è opposta non dovremmo esitare un attimo a definirci di destra».
Ma il partito liberale che aveva in mente Canovari non è soltanto reazione alle politiche economiche e sociali della sinistra: è qualcosa di molto più complesso: «Dove sono messe in pericolo le libertà dell'individuo, della persona umana, da chiunque provenga la minaccia, e qualunque sia il nome che questi assalitori si siano dati, siano essi progressisti, democratici, conservatori, rivoluzionari, preti, laici, di destra o di sinistra, lì noi dobbiamo indirizzare la nostra battaglia. Saremo allora di volta in volta crocianamente conservatori contro i progressisti, e progressisti contro i conservatori, e così di seguito. Al di là dei nomina, dei flatus vocis, al di là degli inganni della parola. Il Partito liberale deve essere allo stesso tempo torre di guardia e avanguardia.
Deve vigilare contro le minacce alle libertà attuali, deve combattere per recuperare quelle che si sono perdute, ma deve anche aprire nuove piste, per impedire che i diritti acquisiti degenerino in privilegi».Il mitico Canovari per questo ha realizzato una casa editrice, Liberi Libri, che resterà viva e sana e gli sopravviverà.
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