Alemanno arma i pizzardoni «Ma non fate i pistoleros»

RomaHanno atteso decenni per avere le armi. E quando le hanno finalmente ricevute hanno trovato la «sicura» ben innestata. Già, perché il sindaco di Roma Gianni Alemanno, ieri alla cerimonia di consegna delle Beretta 34 a trecento vigili urbani capitolini, è stato chiaro, come un papà che consegna al figlio il motorino tanto agognato e lo invita ad andar piano: «Nessuno faccia il pistolero», il monito del primo cittadino.
È dagli anni Ottanta che si parla di fornire le armi ai «pizzardoni», tra passi avanti, brusche retromarce e discussioni sempre in odor di ideologia. Fino al 1973 l’armamento era parte della dotazione dei vigili urbani romani, poi le giunte di sinistra di Argan e Petroselli eliminarono dapprima l’obbligatorietà e poi anche l’armamento facoltativo. Da quel momento periodicamente si tornò a parlare di vigili armati: nel 1986 la legge quadro che istituì il corpo di polizia municipale demandò la spinosa questione alla scelta del sindaco. Il momento sembrò arrivare alla metà degli anni Novanta, quando la giunta Rutelli approvò una delibera che consentiva ai vigili di armarsi per servizi particolarmente pericolosi e con condizioni molto stringenti (test psico-attitudinale, rigido addestramento, verifiche periodiche). Ma dopo il sì del consiglio comunale dell’8 novembre 1996 arrivo lo stop del Tar, che bloccò la forma giuridica dell’istituzione per i vigili urbani e di conseguenza anche la parte che stabiliva l’armamento. C’è voluta quindi la prima giunta di centrodestra del dopoguerra a raggiungere l’intento: il 18 giugno 2008 tra i primi atti di Alemanno c’è la delibera che dota i vigili urbani di pistola calibro 9, spray antiaggressione e manganelli di plastica, poi perfezionata dalla trattativa sindacale e dall’approvazione del consiglio comunale del 28 gennaio scorso.
Ieri è stata quindi una giornata storica per la capitale. Ma anche quella dei distinguo e delle avvertenze. Perché la posta in gioco è alta e Alemanno lo sa: al primo incidente le giaculatorie di una sinistra a corto di argomenti sono già pronte. Del resto fu proprio l’emozione popolare seguita all’uccisione da parte dei vigili armati della ventunenne Alberta Battistelli, colpevole di aver forzato un posto di blocco con la sua 500 a piazza Santa Maria in Trastevere il 16 luglio 1980, a convincere il Campidoglio a disarmare del tutto i «pizzardoni».
Così Alemanno è quanto mai prudente e individua l’obiettivo grasso: «Fate in modo che nessun cittadino si senta solo e insicuro. Avere un’arma in servizio è una responsabilità profonda, bisogna usarla solo in casi estremi e avere un atteggiamento ancor più disponibile per affrontare i problemi».
Del resto nella capitale i tempi erano maturi per garantire ai vigili urbani di poter svolgere il loro lavoro in tutta sicurezza. Centinaia di agenti della polizia municipale sono ogni anno aggrediti da rom, da venditori abusivi, da automobilisti, tanto che nei servizi più a rischio i caschi bianchi finivano per essere scortati dalla polizia. «Il ruolo della polizia municipale - insiste Alemanno - crescerà nel tempo perché è la vera polizia di prossimità e noi vogliamo che questa crescita di funzioni venga accompagnata da una crescita di dotazioni». Sarà.

Ma le pallottole sparate dalla sinistra sono sempre le stesse, e volano ad altezza d’uomo. «Una città chiusa, impaurita, armata fino ai denti è il disegno che Alemanno sta tracciando da quando è alla guida del Campidoglio», dice il consigliere provinciale del Pd, Pino Battaglia.

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