Alemanno fa da paciere nella guerra dei poster

RomaÈ stata ribattezzata la guerra dei manifesti. Si svolge sui muri della Capitale, a colpi di fotografie e accuse pesanti. L’ultima granata l’ha lasciata il Popolo di Roma, un movimento di estrema destra che ha la lupa nel suo simbolo, qualche migliaio di iscritti e certo non le manda a dire: nel manifesto si vede il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, vicino al collega meneghino Filippo Penati, travolto dagli scandali legati alla sua amministrazione. «Debiti e tangenti: le macerie della sinistra», l’equazione del Popolo di Roma, che affianca le mazzette milanesi al profondo rosso capitolino nella condanna comune alla malagestione delle due più importanti province italiane.
Apriti cielo: i gialli manifesti sono stati considerati offensivi da Zingaretti e da tutti gli esponenti del centrosinistra, che si sono iscritti alla mailing list della solidarietà all’inquilino di Palazzo Valentini e alla condanna agli autori del manifesto. Sul banco degli accusati è finito tale Giuliano Castellino, trentatreenne leader del Popolo di Roma, un passato da ultrà della Curva Sud e un presente da agit-prop del mondo sempre movimentato dell’estrema destra romana. Ma il posto d’onore, sullo stesso banco degli accusati, è toccato a Gianni Alemanno, sindaco di Roma, al quale il movimento di Castellino è considerato molto vicino. Ma non al punto da «virgolettare» le sparate contro Zingaretti ad Alemanno. Il quale si è subito dissociato dal manifesto, e ha anche precisato di aver fatto sapere a Castellino di essere contrario all’iniziativa. Senza grossi risultati, a giudicare dai fatti. «Il movimento Il Popolo di Roma è una cosa autonoma da noi, che compie le sue scelte autonomamente», spiega Alemanno al Giornale.
Questo per quanto attiene alle manfrine del cosiddetto galateo istituzionale. Se poi si allarga il discorso si scopre che Alemanno è piuttosto arrabbiato per essere stato trasformato in carnefice quando è lui a sentirsi vittima della guerra dei muri. «Mentre il manifesto su Zingaretti e Penati veniva attaccato per Roma - ci spiega infatti Alemanno - le strade capitoline erano piene di un altro manifesto, targato Pd, in cui sono ritratto con il premier Silvio Berlusconi e sotto la scritta “Più tasse per tutti”. Un manifesto ingiusto, dal momento che tutti sanno che su questo tema ci sono posizioni molto diverse all’interno della maggioranza». Il sindaco romano si sente cornuto e mazziato: non riceve nemmeno l’onore delle armi da parte delle opposizione per la battaglia che ha condotto per ridurre gli effetti negativi della manovra sugli enti locali.
E fosse solo questo. Da quando si è insediato in Campidoglio, circa tre anni e mezzo fa, Alemanno è stato protagonista di una serie di affiche che lo ritraevano ora in fotografia, ora in fotomontaggi, ora in caricatura, a costituire una sorta di corpus di propaganda e controinformazione murale. «Ne ricordo tanti - ci dice Alemanno - tra tutti quelli su Parentopoli, con accuse personali false e infondate. Per questo è sconcertante che lo stesso Pd non si renda conto che in questo clima si fomentino le peggiori reazioni».
Il fatto è che mentre il manifesto del Popolo di Roma è riferibile a un’associazione vicina ad Alemanno, ma autonoma e non istituzionale e come tale, fa capire lo stesso Alemanno, difficile da imbrigliare, invece quelli che da tre anni hanno come bersaglio Alemanno hanno tutti il logo «istituzionale» del Pd. Partito del quale Zingaretti fa parte. Sarebbe lui quindi l’ispiratore di questa campagna? «Questo non posso saperlo, ma ogni volta che gli ho chiesto conto dei manifesti offensivi nei miei confronti lui mi ha detto che non era in grado di intervenire neppure sui vertici del Pd romano che pure gli sono molto vicini». Ma il dubbio resta.

Così come da più parti del centrodestra si iniziano ad avanzare sospetti sui legami tra l’amministrazione provinciale e il quotidiano gratuito Cinquegiorni, «un vero e proprio organo di partito che giornalmente produce valanghe di calunnie contro il sindaco di Roma, Gianni Alemanno», accusa Andrea Simonelli, capogruppo del Pdl alla Provincia, che sull’argomento ha presentato un’interrogazione urgente allo stesso Zingaretti». Quanto durerà questa guerra di slogan e accuse? Sarà accolto l’invito di Alemanno per un codice d’onore che eviti eccessi? Ai poster l’ardua sentenza.

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