Angelino Alfano non lascia, anzi raddoppia. Il segretario del Pdl, dopo due giorni di silenzio e a conclusione di un fine settimana tormentato, segnato prima dalla conferenza stampa di Villa Gernetto e poi dalla sconfitta nelle elezioni siciliane, convoca la stampa e prova a fare chiarezza sulle sue intenzioni. Per tutta la giornata umori e indiscrezioni si rincorrono.
Il segretario non nasconde la sua amarezza, si consulta con i dirigenti con i quali intrattiene i rapporti più stretti, arriva anche a valutare l’ipotesi delle dimissioni. Poi con il trascorrere delle ore, attraverso più di una telefonata con Silvio Berlusconi, il clima si stempera e si torna al binario originario: quello delle primarie, strumento sul quale Alfano non è disposto a mollare di un centimetro e che servirà, oltre alla selezione del candidato premier, anche alla definizione della linea politica e a un confronto sul campo tra falchi e colombe. «Le primarie sono confermate, il 16 novembre scade il termine per il deposito delle candidature. Le consultazioni si svolgeranno il 16 dicembre e saranno le più aperte possibile. Io mi candiderò. Fino a quella data non parleremo più di alleanze perché quelle si cercano dimostrando sul campo la propria forza. In Sicilia l’operazione di dividere il centrodestra è riuscita perfettamente: abbiamo fatto vincere il candidato del Pd. Ciò conferma che separare i moderati è il modo migliore per far vincere il centrosinistra».
A chi gli chiede se abbia mai pensato alle dimissioni, Alfano risponde guardando avanti. «Al contrario, ho annunciato qualcosa che va anche oltre. Mi candiderò alle primarie portando avanti i miei ideali che valgono più della mia carriera. Saranno primarie aperte e le più partecipate possibili. Il risultato del 25% della nostra area fa riferimento a Musumeci mi sembra straordinariamente positivo. Alle condizioni date è la prova che il centrodestra c’è ed è potenzialmente vincente ».
Alfano nega che da parte sua ci sia mai stata la tentazione di archiviare l’esperienza berlusconiana e procedere a un simbolico parricidio politico. Rivendica la sintonia con il presidente del Pdl. E non condivide le letture di coloro che accreditano Berlusconi della volontà di costituire una sua lista. «Berlusconi non ha mai detto che sarebbe uscito di scena, ha detto che restava presidente del Pdl e non che si ritirava ma solo che non si ricandidava a premier. Il suo essere in campo non è mai stato messo in dubbio». Detto questo, Alfano ribadisce che «il Pdl sceglierà il suo candidato non nel chiuso di una stanza ma in piazza e nei gazebo con le primarie».
L’ex Guardasigilli smentisce anche che il partito di Via dell’Umiltà sia pronto a impallinare il governo. «Per quanto ci riguarda il governo Monti va avanti. Sulle parole che Berlusconi ha pronunciato è stato fatto un can can mediatico superiore al necessario. Ci sono troppi e zelanti interpreti del pensiero di Berlusconi, troppi distributori di polpette avvelenate. Che a capo degli antimontiani ci sia Berlusconi è rappresentazione surreale e a tratti comica. Quello che è vero è che il partito sottoporrà delle proposte di modifica al ddl stabilità perché non accetterà altre tasse». Infine a chi gli chiede se, visti i nomi dei possibili candidati, non si senta come Biancaneve e i sette nani, risponde camminando sul filo dell’ironia. «Non ho il complesso di essere alto nonostante sia un metro e 84. Non considero gli altri candidati dei nani. Anzi, auspico che le primarie siano il più aperte possibile ».
Un invito a cui si appresta a rispondere Giorgia Meloni con una proposta di mini-rottamazione: «Tutti coloro che ricoprono incarichi di responsabilità rimettano il mandato nelle mani di Alfano per consentirgli di rifare il partito». Una posizione che fa il paio con una analoga richiesta firmata da Daniela Santanchè. «Un azzeramento dei vertici del Pdl per ripartire sarebbe necessario. Ma oggi, mi sembrerebbe ingiusto e ingeneroso chiedere le dimissioni Alfano. Nella conferenza stampa ha avuto coraggio.
Ha enunciato punti che sostengo: ha detto che non si parla di alleanze e non si va dall’Udc con il cappello in mano, ha rilanciato le primarie e ha denunciato quelle divisioni interne che ci hanno fatto male. È stato meno coraggioso sul governo Monti. In ogni caso di questo discuteremo nelle primarie per le quali la mia candidatura è confermata».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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