Oltre 750 oculisti saranno presenti a Sorrento dall'11 al 13 giugno per l'ottavo congresso della Società Italiana Cellule Staminali e Superficie Oculare (Sicsso). Sono più di 150 gli specialisti che vengono dall'estero (21 gli speakers), per presentare e discutere il frutto delle più avanzate ricerche oftalmologiche in tema di ricostruzione della superficie oculare. Tutto il gotha degli oculisti giungerà sulla costiera amalfitana. Il trapianto di cornea è il trapianto d'organo più eseguito al mondo e quello a miglior prognosi in termini di sopravvivenza di tessuto trapiantato, grazie al ridotto rischio di rigetto. Quali le novità? Nelle malattie dello stroma corneale non si sostituisce più l'intera cornea ma solo la parte malata. Il professor Vincenzo Sarnicola, primario oculista a Grosseto, presidente della Società Italiana Cellule Staminali e Superficie Oculare, è un esperto in strabismo e motilità oculare. Si è perfezionato a New York alla Columbia university con il professor Philip Knapp. A lui chiediamo cosa è la Dalk?
«La Deep Anterior Lamellar Keratopalsty (Dalk) è la sostituzione dell'intera cornea tranne lo strato più interno che si chiama endotelio-descemet. È una tecnica che si esegue chirurgicamente mediante l'uso di insuflazione di aria all'interno della cornea. Si crea una bolla che separa la Descemet dallo stroma (Big bubble), consentendo di asportare e sostituire solo lo stroma corneale, salvando l'endotelio-descemet». Quali sono i vantaggi di questa tecnica?
«La sostituzione del solo stroma, risparmiando lo strato più profondo endotelio-descemet, riduce i rischi intraoperatori, ma soprattutto le complicanze del postoperatorio. Evita infatti rigetti intrattabili, legati alla sostituzione dell'endotelio come avviene nei trapianti perforanti. È quindi una tecnica sicura e duratura di ricostruzione di una cornea malata». Quali sono le malattie in cui è indicata questa tecnica?
«Sicuramente il Cheratocono è l'indicazione principe, in Italia vengono operati più di 3mila cheratoconi all'anno. Si tratta di una malattia su base ereditaria che colpisce soggetti molto giovani tra i 15 ed i 30 anni e deforma il profilo corneale, per una alterazione dello stroma che perde la sua forma. In questi casi è assolutamente inutile sostituire la parte interna della cornea (Descemet ed endotelio), come nel trapianto di cornea perforante classico, perché andremmo a sostituire una parte di tessuto sano. La sostituzione dell'endotelio può generare reazioni immunitarie che fanno fallire il trapianto nel 10% dei casi a 10 anni di follow-up. È questo il grande vantaggio della Dalk: non sostituire l'endotelio». Quali altre malattie possono trovare indicazione a questa tecnica?
«Tutte le opacità dello stroma come gli esiti cicatriziali in conseguenza di una infezione: in primis gli esiti della Cheratite erpetica, una patologia diffusissima, circa 20 malatti ogni 100mila abitanti. Se non ben curata, e oggi sappiamo l'importanza degli antivirali per via sistemica, favorisce importanti cicatrici corneali che depauperano la funzione visiva. Fortunatamente questa malattia è spesso monolaterale, ma l'evoluzione cicatriziale può essere molto severa anche con inestetismi evidenti. La ricostruzione è ovviamente un trapianto ad alto rischio di rigetto, che però è notevolmente ridotto, appunto, con l'uso della Dalk. È in corso di stampa sulla rivista americana Cornea, un nostro studio su 52 pazienti operati con Dalk, laddove non si sono registrati rigetti ne recidive d'infezione a 31 mesi di distanza dalla chirurgia, grazie anche alla copertura con antivirali sistemici» .
Con il professor Leonardo Mastropasqua, direttore del centro di eccellenza di oftalmologia della università di Chieti-Pescara, presidente della Società Oftalmologica Universitaria (Sou) parliamo del contributo del Femtolaser.
«È uno strumento straordinario capace di eseguire tagli precisissimi. Oggi trova impiego soprattutto nel trapianto preforante e nel trapianto di endotelio. Nel cheratocono e nelle malattie dello stroma corneale la Dalk con Big-Bubble resta la tecnica chirurgica ricostruttiva con i migliori risultati».
Che cosa significa in termini di ospedalizzazione l'evoluzione delle tecniche chirurgiche di trapianto? «Negli ultimi dieci anni - precisa il dottor Alberto Montericcio, direttore della casa di cura Villa Verde di Trapani, segretario della Società Italiana Cellule Staminali e Superficie Oculare - l'arrivo delle tecniche lamellari - e mi riferisco alla Dalk, al trapianto di endotelio, ai trapianti di limbus ricco di cellule staminali - ha rappresentato l'evoluzione chirurgica miniinvasiva del trapianto di cornea. Non più la sostituzione di tutta la cornea ma solo della sua parte malata.
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