Allarme amianto in oncologia

A distanza di anni si scoprono tumori della pleura dovuti ad antiche contaminazioni nel campo edilizio e sulle navi

Due ricerche italiane apparse recentemente sul Journal of clinical oncology aprono nuove prospettive sul mesotelioma, un tumore piuttosto raro ma molto aggressivo che colpisce la pleura e qualche volta anche il peritoneo. La sua insorgenza è correlata all’esposizione all’amianto, un killer identificato con forte ritardo. Milioni di persone, infatti, sono state esposte all’amianto in varie attività lavorative, in particolare nei cantieri navali e nell’edilizia.
L’incidenza del mesotelioma nei Paesi europei si aggira sui 25 casi (19 in Italia) ogni milione di abitanti. Il New England Journal of Medicine prevede che nel 2030 ci saranno 250mila morti per mesotelioma nella sola Europa e segnala migliaia di nuovi casi nei Paesi in via di sviluppo (per esempio in India) dove le attività di estrazione e di lavorazione dell’amianto interessano ancora oggi decine di migliaia di lavoratori.
Una legge italiana del 1992 vieta il ricorso all’amianto: ma il mesotelioma può essere rimasto silenzioso per molti anni (anche trenta). La maggior parte dei casi, in passato, è stata diagnosticata nei grandi agglomerati industriali e nei cantieri navali.
Le due ricerche italiane apparse sul Journal of clinical oncology sono state condotte dagli oncologi dell’Istituto clinico Humanitas di Rozzano. La prima ricerca riguarda la sperimentazione di una nuova combinazione di farmaci antitumorali (pemetrexed e carboplatino) nella cura del mesotelioma.
Dice il dottor Armando Santoro, responsabile del Dipartimento di Oncologia dell’Humanitas: «Abbiamo la certezza che questa nuova combinazione chemioterapica con il carboplatino, poco tossico e ben tollerato, abbia risultati sovrapponibili alle terapie tradizionali e, in più, garantisca una migliore qualità di vita».La seconda ricerca, più che sul piano terapeutico, si muove sul piano diagnostico ed arriva alla conclusione che la Pet (Tomografia ad emissione di positroni) è uno strumento importantissimo non solo per porre una corretta diagnosi ma anche per misurare i risultati ottenuti. Il dottor Giovanni Ceresoli, che fa parte del pool oncologico Humanitas, giudica importante questo secondo vantaggio «che consente una terapia personalizzata».
Le diagnosi, dunque, diventano più facili e le terapie più efficaci. Queste nuove conquiste permettono di combattere meglio un tumore che, pur essendo infrequente, è stato sempre giudicato mortale. «Oggi invece» afferma il dottor Armando Santoro «la prognosi sembra migliore ed accresce notevolmente le speranze di sopravvivenza».

Gli studi sul mesotelioma proseguiranno in vari Centri oncologici italiani (Milano, Padova, Genova, Parma) sempre coordinati dall’équipe dell’Humanitas. È prevista anche una seconda sperimentazione che aggiungerà farmaci biologici alla chemioterapia. Ne conosceremo i risultati alla fine del 2008.

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