Allarme-terrorismo: panico e disagi

Daniele Petraroli

Non solo Heathrow. La paura per quanto stava avvenendo a Londra ha contagiato, ieri mattina, anche gli scali romani di Fiumicino e Ciampino. Tensione, paura, incredulità tra i viaggiatori, poi le decine di voli per l’Inghilterra cancellati. Il primo a essere fermato è stato quello della British Airways con partenza prevista alle otto e un quarto, destinazione Londra. «Ci hanno fatto imbarcare sull’aereo - hanno raccontato John Cullghan e sua moglie Pamela, entrambi di Manchester -. Poi ci hanno detto che il volo era annullato».
Molte le scene di panico tra i passeggeri, memori di quanto avvenuto l’11 settembre. «Quando ci hanno fatto scendere - le parole di Pamela che doveva recarsi in vacanza nella capitale inglese con la sua amica Paola - sono scoppiata a piangere. Pensavo ci fosse un ordigno o un terrorista a bordo del nostro aereo, poi ci hanno detto che si trattava di una misura di sicurezza e che l’aeroporto di Londra era temporaneamente chiuso. Solo dopo ho saputo che era stato sventato un attentato».
Da lì in poi una lunghissima mattinata d’attesa per circa un migliaio di passeggeri. Increduli per quanto stava avvenendo, con gli occhi fissi sui tabelloni elettronici continuamente aggiornati, la partenza per le vacanze (o il ritorno per i moltissimi stranieri) si è trasformata in un incubo. «Mi batte ancora il cuore - spiegava Rosaria - non so se ho ancora voglia di raggiungere i miei figli a Londra».
Alla fine della giornata a Fiumicino si sono contati 7 voli cancellati in partenza per Heathrow e 4 quelli in arrivo da Londra. Per un totale di circa mille passeggeri, come detto, rimasti a terra. In pratica tutti i collegamenti tra i due aeroporti sono stati sospesi per 10 ore. Solo in serata il normalizzarsi della situazione. Tra le 18 e 45 e le 19 due voli Alitalia sono riusciti a decollare vista la riapertura dello scalo londinese. Più contenuti i disagi a Ciampino dove comunque 3 voli da e per Londra Luton, Stansted e Gatwick hanno registrato quasi 4 ore di ritardo. Un’attesa scandita dai bivacchi dei passeggeri nella hall, appoggiati ai bagagli o stanziando davanti ai check-in.
In molti, dunque, nonostante le rassicurazioni della compagnia di bandiera italiana (che ha autorizzato il cambio di prenotazione senza pagamento di penale per i viaggiatori in partenza ieri da tutti gli scali italiani) hanno preferito attendere la riapertura di Heathrow per partire immediatamente. Questo, poi, nonostante il comunicato della Farnesina che, nel pomeriggio di ieri, sconsigliava, «fino a nuova indicazione», i viaggi in Inghilterra.
Appena scattato l’allarme-terrorismo si sono intensificati i controlli ai varchi in entrata e in uscita, con particolare riguardo ai bagagli a mano che, a quanto si è appresso, avrebbero dovuto contenere l’esplosivo. Critico a questo riguardo, però, il Sindacato autonomo di polizia di Roma (Sap): «A Fiumicino, uno dei più importanti aeroporti italiani - ha dichiarato il segretario provinciale Giuseppe Di Niro - la sicurezza non può essere garantita secondo gli standard europei perché il personale di polizia è sotto organico di circa 200 unità e perché molte procedure di controllo vengono gestite da privati che non hanno, purtroppo, la necessaria preparazione».
«La sicurezza non si fa con le chiacchiere - ha concluso Di Niro -. Nell’ultimo anno gli operatori di polizia in servizio al “Leonardo da Vinci” sono scesi da oltre 900 a circa 700.

Questo mentre i voli e i passeggeri sono in aumento. Da tempo chiediamo che le risorse provenienti dalla tassa di sicurezza che ciascun viaggiatore paga sui ticket aerei siano utilizzate a questo scopo. Purtroppo la nostra voce resta inascoltata».

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