Alle provinciali la Lega appoggia Podestà: "Ma solo al primo turno"

Il candidato del Pdl: "Nessun dubbio, il 7 vinceremo". Il Carroccio: "Al referendum non andremo alle urne". Il Pd: "Oliverio per una poltrona va col Pdl". La replica: "In affanno, si inventano nomine e posti"

La Lega non ha dubbi, «a Milano, con Guido Podestà, si vince al primo turno». Certezza che Matteo Salvini dettaglia ai cronisti: «Con Podestà siamo certi di rimandare a casa Filippo Penati e la banda di Sesto colpevole dello spreco di soldi dei contribuenti e di non aver costruito neppure un metro di autostrada». Come dire: «Quello di conquistare Palazzo Isimbardi è obiettivo che vede i leghisti pancia a terra in campagna elettorale, con gazebo nelle strade e nelle piazze milanesi. Insieme a noi, naturalmente, ci sono pure i militanti del Pdl ma, attenzione, il 6 e 7 giugno dobbiamo vincere perché il 21, noi leghisti, non andremo alle urne». Motivo? «C’è un referendum di troppo e, quindi, il Carroccio al ballottaggio non parteciperebbe». Che, altrimenti detto, è quanto sostiene pure Podestà: «Si vince al primo turno» perché «l’8 giugno saremo già al lavoro negli uffici di via Vivaio»: «Sono convinto come Salvini che vinciamo al primo turno e che il giorno dopo siamo già impegnati a rimettere in sesto l’amministrazione provinciale».
Virgolettato non inedito che Podestà, candidato Pdl alla presidenza della Provincia di Milano, ripete spesso e volentieri nelle decine di quotidiani incontri elettorali, negli appuntamenti conviviali e in quelli televisivi oltreché, tra l’altro, anche dai microfoni di Radio Padania dove ha pure invitato Salvini a tenersi libero proprio il 21 giugno: «Vinciamo in tutti i Comuni e in tutte le Province al primo turno, così il 21 giugno andiamo sul Ticino a pescare». Ma passioni post-elettorali a parte, prosegue l’agonia di Penati che perde un altro pezzo della giunta: come anticipato da il Giornale, Antonio Oliverio abbandona l’inquilino di via Vivaio al suo destino e si schiera a fianco di Guido Podestà. «In cambio? Nessuna poltrona o incarichi futuri» risponde Oliverio che non sarà né assessore della giunta Podestà e neppure candidato al consiglio provinciale.
Insomma, una scelta di campo motivata anche da un dato certo: «Penati per riconquistare la poltrona, per riavere una maggioranza deve comunque rivolgersi alla sinistra e i danni dell’alleanza sono già sotto gli occhi di tutti». Ma Penati tenta di sporcare questo passaggio al Pdl - «avvenuto - chiosa Oliverio - senza nessuna commercializzazione degli incarichi» - e lo fa vagheggiando «la presidenza di Serravalle che Oliverio ha accettato da Podestà». Secca la replica del candidato Pdl a questa «invenzione»: «Penati sempre più in affanno si inventa le cose di sana pianta. Non ho mai offerto a Oliverio né la presidenza della Serravalle né nessuna altra nomina». Evidente, aggiunge Podestà, che Penati «si è ridotto a sotterfugi» pur sapendo che «differentemente da lui, non ho bisogno di mercanteggiare posti per ottenere fiducia e consenso da parte della gente».
Chiaro a tutti, quindi, che «queste falsità gettano un’ombra scura sui metodi cui è abituato Penati».

Una «caduta di stile» che segna non solo la differenza tra il passato e il futuro che attende Palazzo Isimbardi ma dà anche il segno profondo dello sconforto che assale Penati sia alla lettura dei sondaggi che delle cronache politiche sapendo che l’8 giugno fa le valigie.

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