Cristiana luterana praticante, membro della Chiesa protestante in Germania, merkeliana nel sangue. Quindi (soprattutto) capace di allargare in maniera ecumenica il paniere di gradimenti, come dimostra l'ultima chiama, prima del voto, su green deal e migranti. Ce l'ha fatta Ursula Von der Leyen, classe 1958, nata a Ixelles, in Belgio ma di nazionalità tedesca, a ottenere il bis. Non solo è la prima donna a ricoprire il ruolo di Presidente della Commissione europea, ma è anche la prima in assoluto a raddoppiare, dopo essere succeduta a Jean-Claude Juncker nel 2019. Il suo primo mandato, e anche quello iniziato ieri, è stato caratterizzato da una anomala concentrazione di emergenze: sanitarie, belliche e geopolitiche.
Inizia la sua carriera politica mangiando pane e Cdu grazie a suo padre Ernst Albrecht, noto politico tedesco scomparso nel 2014, uno dei primi funzionari pubblici europei. Nominato per la prima volta nel 1958, è stato direttore generale della concorrenza dal 1967 al 1970 e in seguito presidente della Bassa Sassonia. Inoltre Ernst era a sua volta figlio dello psicologo Carl Albrecht, diventato famoso per aver inventato un nuovo metodo di meditazione. Più in generale la famiglia di suo padre discende dall'élites locali, erano mercanti di cotone a Brema.
Per un periodo si trasferisce a Londra, sotto falso nome, per sfuggire alle minacce di rapimento da parte dalla Banda Baader-Meinhof. Laureata in medicina, specializzata in ginecologia, è sposata con Heiko von der Leyen, medico e professore universitario discendente di una famiglia aristocratica di commercianti di seta, con cui ha avuto sette figli.
Per tre volte ministro in tutti i governi Merkel dal 2005 al 2019, della Difesa, del Lavoro e per la Famiglia, parla fluentemente tedesco, francese e inglese, grazie alla sua infanzia trascorsa tra Belgio, Germania e Stati Uniti. Da ministro della Difesa ha gestito il ritiro delle truppe tedesche dalla missione in Afghanistan e ha proposto l'aumento della spesa militare tedesca e del numero di soldati della Bundeswehr.
Nel 2020 è stata inclusa dal Time tra le 100 persone più influenti, mentre due anni dopo è stata nominata la donna più potente del mondo da Forbes. Nel mezzo, il biennio pandemico che ha significato sotto la sua guida la nascita del fondo Sure per mitigare i danni occupazionali del Covid e il fondo Next Generation EU da 750 miliardi di euro, che alle latitudini italiani ha preso il nome di Pnrr e soprattutto la guerra in Ucraina che ha inciso su scelte politiche e partnership.
Tra le ombre della sua presidenza spicca la decisione del New York Times di portare in tribunale la Commissione europea per non aver reso pubblico lo scambio di messaggi tra von der Leyen e il ceo di Pfizer Bourla per le trattative di acquisto dei vaccini.
Da ricordare due istantanee, perché cariche di significato: l'incontro ufficiale fra Ue e governo turco dell'aprile 2021 quando, nel salone del palazzo presidenziale di Ankara, erano state posizionate solo due sedie per il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, mentre Ursula restò tristemente in piedi; e il
sopralluogo in elicottero nel maggio 2023 sui territori dell'Emilia Romagna colpiti dall'alluvione con Giorgia Meloni e Raffaele Fitto, al termine del quale disse: «Riscalda il cuore vedere la vostra audacia, il vostro coraggio».
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