Alleanza medico-paziente

Negli ospedali si moltiplicano le denunce da parte dei pazienti. I medici hanno perso parte della loro serenità. Nei 106 Centri di cardiochirurgia esistenti in Italia sono pochi i primari che non sono stati già denunciati. Il rapporto di fiducia tra medico e paziente si è incrinato. Secondo i dati forniti dall'Associazione che raggruppa le compagnie assicurative (Ania) in dieci anni si è avuto un aumento del 66% delle denunce. Nel 93,8% dei casi coinvolgono medici in servizio presso ospedali pubblici. Maggiormente colpiti sono i chirurghi generali, gli anestesisti, gli ortopedici, i ginecologi. La somma dei premi pagati da strutture sanitarie e professionisti alle compagnie assicurative italiane in un anno è pari a oltre 520 milioni di euro, con un tasso annuo di crescita media nel periodo 2001-2011 pari al 7,3%. Molti medici spendono 20 - 30mila euro all'anno in polizze assicurative. Allarmati per il rischio di non essere coperti dalle assicurazioni degli ospedali, ricorrono alla medicina difensiva: si moltiplicano gli esami diagnostici,le visite, i trattamenti spesso inutili per il paziente, ma indispensabili in un processo. Queste scelte sono pesanti sia per il paziente sia per il servizio pubblico: si registrano maggiori costi stimati fra i 12 e i 20 miliardi di euro.
Molti professionisti si rifiutano di eseguire interventi chirurgici considerati a rischio. In tutto il mondo occidentale il fenomeno della «malpractice» si sta manifestando in modo dirompente. Gli avvocati offrono ai pazienti attraverso annunci pubblicitari la propria assistenza con l'accordo di venir remunerati solo dopo il risarcimento. Nel mondo anglosassone la classe medica è tutelata dalla storica Medical Defence Union, una associazione istituita nel 1865 che attraverso il giudizio dei più esperti clinici inglesi, che si riuniscono gratuitamente ogni mese, indicano la reale responsabilità del medico di fronte ad un insuccesso terapeutico. Questo parere non è vincolante, ma è utile. In Italia abbiamo singoli periti dei tribunali che spesso da anni non esercitano alcune attività clinica.
Negli Stati Uniti, nello stato dell'Illinois, si fatica a trovare un neurochirurgo. Molti chirurghi cercano di evitare gli interventi su pazienti a rischio come obesi, diabetici, ipertesi. Il consenso informato è ora una mera pratica legale che non si è dimostrata utile a ridurre ilcontenzioso sanitario. A Bentivoglio, in provincia di Bologna, durante un incontro organizzato dalla Società italiana di ortopedia e traumatologia, si è discusso nei giorni scorsi di responsabilità medica, non solo per gli interventi chirurgici, ma anche per i trattamenti farmacologici. «Le denunce per malpractice incidono pesantemente sulla serenità con cui clinici e chirurghi dovrebbero svolgere la loro professione», dichiara Paolo Cherubino, presidente della Società italiana di traumatologia ed ortopedia (Siot), precisando che occorre considerare che gli atti di contenzioso medico , terminano nel 95% dei casi con l'assoluzione degli imputati. L'Italia, insieme a Polonia e Messico, non ha ancora un riconoscimento giuridico dell'atto sanitario inteso a migliorare e guarire il paziente e non a invalidarne l'integrità fisica.


Al Senato è stato presentato un disegno di legge firmato dal senatore Antonio Tomassini, ampiamente condiviso da tutto il Parlamento, che propone la regolamentazione della copertura assicurativa dei medici con massimali fissati in tutte le strutture e in tutte le regioni, un maggior ricorso all'arbitrato ed uno snellimento dei tempi per il risarcimento dei danni. Ciò non esclude, l'avvio di un percorso di depenalizzazione, come indicato anche dall'Ordine nazionale dei medici.

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