Il genio di Velasco dietro il trionfo olimpico del volley

Il tecnico argentino a settantadue anni ha guidato le azzurre del volley ad una storica medaglia d'oro alle Olimpiadi di Parigi. Il suo segreto? Unire il gruppo, plasmare la squadra e far stare tranquille le sue ragazze. Ora potrebbe rititarsi. Ma non è detto

Il genio di Velasco dietro il trionfo olimpico del volley
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Bravissime le ragazze del volley, che hanno conquistato l'oro olimpico a Parigi dopo una finale letteralmente dominata con gli Stati Uniti. Non c'è stata mai partita, trionfo totale delle azzurre. Paola Egonu, eletta miglior giocatrice del volley femminile in questi Giochi, attribuisce al ct Julio Velasco un grandissimo merito: "È stato bravo a unirci tutte e a costruire quella squadra che mancava da un po'". Ed è proprio qui l'ingrediente fondamentale che ha permesso l'impresa alle azzurre: la forza della squadra. La 25enne lo sa bene, al di là dei meriti individuali, e ribadisce il concetto: Noi siamo una squadra, e con l’oro chiudiamo un anno fantastico".

Grande merito, dunque, di Velasco. Che si gode il momento. Ma non fa il gradasso, non l'ha mai fatto. Nel momento in cui si tocca il cielo con un dito lui pensa già al futuro, e rivela: "Los Angeles? Per pensare alle prossime Olimpiadi è troppo presto. Abbiamo appena vinto, e poi non sono un ragazzo. Forse è il momento di smettere, dopo che ho vinto, chissà. Di sicuro nessuno mi troverà la prossima settimana". È giusto così, che si riposi e si goda il successo, di cui lui è stato artefice, plasmando al meglio le ragazze. Poi si vedrà. In otto mesi appena Velasco, che ha assunto la guida della nazionale il 1° gennaio di quest'anno, è riuscito nell'impresa, prima di tutto cementando il gruppo. Un ottimo lavoro tecnico ma anche psicologico, ovviamente. Fatto in pochissimi mesi.

Julio Velasco

Nel 1996 Velasco guidava la nazionale olimpica maschile che, ai Giochi di Atlanta (Usa), perse l'oro in finale coi Paesi Bassi. Quegli azzurri del volley, coi vari Giani, Zorzi, Tofoli, Papi e Lucchetta, vinsero tutto: due Mondiali, tre Europei, cinque World League. Ma sul più bello il loro tocco magico svanì. Ventotto anni dopo il tecnico argentino si è preso la rivincita con le ragazze azzurre. Ma a lui non piacciono questi corsi e ricorsi della storia. Ecco cosa dice a chi gliene chiede conto: "Ho accettato (di guidare le azzurre, ndr) perché è una cosa sportiva. Non ho mai avuto l'ossessione che mi mancava l'oro". E giustamente pensa all'oggi: "Le ragazze sono state formidabili a non perdere mai il filo, siamo stati sempre in partita con grande lucidità e fuoco. La finale è stata la miglior partita che abbiamo fatto".

"Se ora mi sento in pace dopo Atlanta ’96?. No, perché io non ho mai sentito di non avere pace. Non mi sento come Baggio, che ha detto di non avere pace dopo quel rigore sbagliato (nella finale dei mondiali del 1994 contro il Brasile a Pasadena, ndr). Quella squadra fu straordinaria, poi ha perso una partita per due palloni. Io ho sempre accettato questa cosa. A volte si vince per due palloni, a volte si perde. Oggi abbiamo stravinto, ma io non ho mai avuto l’ossessione che mi mancasse l’oro alle Olimpiadi. Non sono venuto alla Nazionale femminile per vincere questa medaglia anche perché era impensabile all’inizio".

Il mantra: evitare le ossessioni

Pochi giorni fa, l'otto agosto, Velasco aveva rilasciato una dichiarazione importante ai microfoni di Eurosport. "La pallavolo e il giornalismo devono smettere di parlare dell’oro che manca, è deleterio per tutti. Si vede sempre quello che manca, è uno sport tutto italiano, l’erba del vicino è sempre più verde. È una filosofia di vita, ma l’oro olimpico quando arriverà arriverà: ci sono tante squadre forti, si può vincere e si può perdere, l’importante è che i nervi non ci tradiscano, sarà la prima medaglia, godiamoci questo, poi è chiaro che daremo tutto quello che abbiamo per fare di più". E ancora: "Dobbiamo riuscire a trovare ancora più tranquillità, le ragazze erano un po' tese, non abbiamo giocato la nostra migliore pallavolo, ci sono stati errori un po' banali, frutto della tensione. La finale sarà durissima (in realtà non lo è stata, ndr) contro una grande squadra, la prepareremo come tutte le altre".

Ora abbiamo capito che il maestro del volley, fine stratega, mentre

pronunciava queste parole sicuramente aveva nel cuore uno e un solo obiettivo: preservare le sue ragazze, farle stare tranquille. O almeno provarci. Anche l'argento sarebbe stato bellissimo. L'oro, ovviamente, è ancora meglio.

Julio Velasco

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